preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Alla luce delle Sacre Scrittura nessuno può dubitare della presenza di satana nella storia dell'umanità. Fa la sua funesta apparizione sin dal principio: appare come il menzognero, il nemico di Dio e dell'uomo, capace di insinuarsi in modo subdolo nelle nostre scelte per indurci al male. Ha vari nomi: il serpente, il maligno, satana, diavolo, lucifero, tentatore: è ribelle a Dio avendo rifiutato il progetto dell'incarnazione di Cristo e il progetto di salvezza che egli come Padre ha pensato per noi nella sua infinita misericordia. Ha osato tentare lo stesso Cristo dopo il digiuno di quaranta giorni nel deserto e nel momento della sua agonia sulla croce. Ha creato il suo regno in aperta contrapposizione a quello di Dio. In esso domina l'odio, il disordine, il tormento e la morte. Si scaglia contro di noi nel tentativo di vanificare l'opera redentiva di Cristo e attirarci a sé, nel suo inferno. Talvolta, con particolare violenza, s'insinua nello spirito dell'uomo sostituendosi alla sua volontà, infliggendogli ogni sorta di tormento e inducendolo al male verso se stesso e verso gli altri. È capace di pervadere vasti strati della nostra società, semina ovunque zizzania, anche nel campo della Chiesa, dove lo stesso Signore sparge a piene mani il seme buono della sua parola e della sua grazia. Oggi ascoltiamo il grido satanico contro Cristo: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?». Non c'è più comunione tra Dio e satana e la Verità di Cristo, il suo essere vero Dio e vero uomo, il suo essere salvatore del mondo e liberatore dal male, la sua stessa presenza gli è motivo di tormento e causa di rovina. Pur essendo nella menzogna non possono fare a meno di riconoscere Cristo vero Dio, ammettere la sua missione liberatrice per l'uomo e sentire che egli ha la forza di scacciarli dagli indemoniati: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti". Dobbiamo comprendere lo stile evangelico e il reale significato che Matteo vuol dare alla narrazione: andare nei porci significa che lì, nell'immondizia, il male ha la sua dimora e precipitare nel burrone ci induce a pensare agli inferi, al luogo della morte e dei dannati. Ciò che però più interessa è convincerci che Cristo è il nostro liberatore, che egli è più forte del male e che tutta la sua missione è un annuncio e una realizzazione storica e perenne di salvezza. Va anche riscoperta la verità sul demonio alla luce della rivelazione, purificando ogni tendenza a misconoscerne la presenza nel nostro mondo o ad attribuirgli poteri che non gli appartengono.
Il padre Teoflo arcivescovo si recò un giorno al monastero. I fratelli riunitisi dissero al padre Pambone: "di' al papa una parola di edificazione". L'anziano rispose: "se il papa non è edificato dal mio silenzio non potrà esserlo dalle mie parole".
NON TUTTE LE NORME PER LA PERFEZIONE SONO CONTENUTE IN QUESTA REGOLA Questa Regola noi l'abbiamo tracciata perché, osservandola nei monasteri, diamo una qualche prova di buoni costumi e di un inizio almeno di vita monastica. Per chi però vuole affrettarsi verso la perfezione della vita monastica, ci sono gli insegnamenti dei santi padri, la cui osservanza conduce l'uomo al culmine della santità. Quale pagina infatti o quale parola di autorità divina sia dell'Antico che del Nuovo Testamento non è norma sicurissima di condotta per la vita umana? O quale libro dei santi padri cattolici non insiste perché si corra per la via diritta verso il nostro Creatore? Così pure le Collazioni dei padri, le Istituzioni, le loro Vite e ancora la Regola del nostro santo padre Basilio, che altro sono se non strumenti di virtù per monaci fervorosi e obbedienti? Ma per noi, monaci svogliati, cattivi e negligenti, tutto ciò è motivo di rossore e di vergogna.
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