preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La fede degli undici nella risurrezione di Gesù è fondata sulle ripetute apparizioni del risorto, ma questo è stato per tutti anche un cammino molto lento. Infatti, pur costatando l'assenza del corpo del Maestro dalla tomba, e ricevendo numerose e qualificate assicurazioni di apparizioni, singolarmente e dal gruppo delle donne, pare che i discepoli non vi prestarono tanta considerazione. "In fine Gesù apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò dell'incredulità e durezza di cuore, per non aver creduto a quelli che lo avevano veduto risuscitato dai morti". A questo meritato rimprovero, immediatamente fa seguito un solenne comando. Gesù dice loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura". Sulle prime può apparire molto strano questo passo: affidare la propagazione della fede a degli increduli, affidare la predicazione a coloro che hanno dubitato. Sarebbero gli uomini meno idonei a tale compito. C'è tuttavia un significato ben preciso in tutto ciò. Al di là del fatto che questi uomini, come avrebbero fatto tanti altri, hanno dubitato, e giustamente dovevano essere rimproverati, ma viene ora richiesto un loro coinvolgimento che non c'era stato prima. Il tempo non è dato perché lo si scruti secondo le proiezioni umane, ma perché lo si viva nella testimonianza e nella vitalità del Risorto. E' al Signore che appartiene la storia. E' lui il garante della salvezza dell'umanità. Noi siamo, per grazia, i suoi collaboratori. Dove? Fino ai confini del mondo, abitazione dell'uomo. Di più! La nostra fede cresce nella misura in cui la facciamo oggetto serio del nostro coinvolgimento in Cristo. Siamo tanto più cristiani quanto più diventiamo missionari, mandati. "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi".
Pazienza L'abba Pastor diceva: «Quali che siano le tue pene, la vittoria su di esse sta nel silenzio».
Un giorno che i fratelli si erano riuniti a Scete, alcuni anziani vollero mettere alla prova l'abba Mosè: si fecero sprezzanti e gli dissero: «Perché questa specie di etiope viene tra noi?». L'abate tacque udendo queste parole. Di ritorno dall'assemblea, quelli che lo avevano ingiuriosamente trattato gli dissero: «Non sei turbato?». Egli rispose: «Sono turbato, ma non dico niente».
I VECCHI E I FANCIULLI Sebbene la natura umana sia per se stessa portata a compassione verso queste due età, cioè dei vecchi e dei fanciulli, tuttavia è bene che intervenga in loro favore anche l'autorità della Regola. Si tenga sempre conto della loro debolezza e non si applichi affatto ad essi il rigore della Regola riguardo al vitto; si abbia piuttosto verso di loro un'amorevole condiscendenza e anticipino pure le ore regolari dei pasti.
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