Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 28 maggio 2020

Siano perfetti nell'unità.

Dopo aver pregato per i suoi discepoli, Gesù prega ora per tutte le generazioni dei credenti. I discepoli, e Papa Francesco ce lo ricorda in continuazione, non debbono isolarsi nella loro fede religiosa come in una torre d'avorio. Sono la cellula che si svilupperà in una comunità sempre più vasta di credenti, mediante la fede attinta al Vangelo, predicato dai primi discepoli da qui in poi, sotto la forza dello Spirito Santo. Così attraverso la loro predicazione che i credenti di sempre, anche di oggi, vengono misteriosamente a contatto col verbo, che si è fatto carne per la salvezza di tutti e formano con lui e con il Padre una unità perfetta. Questa unità fra i discepoli non è solo una forte aggregazione, basata su comunanze cultuali e culturali, ma deve avere una connotazione teologale ben precisa. Deve essere una unità come esiste fra il Padre e il Figlio, e una comunione di tutti con il Padre e il Figlio. Tale unità, realizzata nei discepoli, è condizione "perché il mondo creda che il Padre ha inviato Gesù" come suo Figlio, salvatore degli uomini. "Io in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell'unità, e il mondo conosca che tu mi hai mandato, e li hai amati come hai amato me". Questa comunione è possibile solo nell'amore: solo con l'amore una persona può essere nell'altra. L'incarnazione di Dio in Cristo e nei credenti dev'essere un argomento di credibilità per il mondo. Il mondo crederà in Dio solo quando lo vedrà in coloro che lo attestano. Ma si tratta sempre di una comunione di vita da cercare, da realizzare progressivamente fino al compimento. Gesù ha pregato per l'unità dei discepoli ai quali ha trasmesso le parole udite dal Padre, ai quali invia lo Spirito Santo per guidarli alla verità tutta intera e che sono conservati in questa fede dall'amore del Padre e dalla preghiera del Figlio. Noi non troviamo in ciò una risposta ai nostri attuali problemi ecumenici, ma siamo posti nel clima nel quale sperare e operare per l'unità intesa da Gesù.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Raccontava del padre Dioscuro, che mangiava pane d'orzo e farina di lenticchie. Ogni anno si proponeva le pratiche di una nuova disciplina. Diceva: "Non avrò incontri con nessuno quest'anno", oppure: "non parlerò", oppure: "Non mangerò nulla di cotto", o ancora: "non mangerò frutta e verdura". Faceva così tutte le pratiche possibili, non faceva in tempo a compierne una che ne inizia un'altra. E ciò avveniva ogni anno.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FIGLI DEI NOBILI E DEI POVERI

Se per caso un nobile vuole offrire il proprio figlio a Dio nel monastero e il fanciullo è ancora in tenera età, i genitori scrivano la carta di petizione, di cui abbiamo parlato sopra; e insieme alle offerte della Messa avvolgano nella tovaglia dell'altare la stessa petizione e la mano del fanciullo; e così lo offrano.


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