Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 24 gennaio 2020

Gesù chiama.

Chiama i Dodici, quelli che Egli voleva e che, avrebbero risposto alla sua chiamata, andando da Lui. Affida loro, chiamandoli Apostoli, compiti precisi: “perché stessero con Lui, per mandarli a predicare e con il potere di scacciare i demoni”. Gli apostoli, alla scuola quotidiana del Maestro, in virtù dell'ufficio del sacerdozio, sono chiamati a essere testimoni speciali di Cristo in tutto il mondo. L’evangelista Marco scandisce i loro nomi per dirci che i Dodici, pur formando il primo nucleo dei seguaci, hanno, ognuno una propria identità, accumunati soltanto nella felice comune sorte di poter condividere in modo specialissimo la missione del Maestro. Vuole ancora dirci che a quella prima chiamata ne sarebbero seguite innumerevoli altre nel corso dei secoli, con lo stesso compito di andare, di annunciare, di testimoniare fino al martirio, la fede in Cristo, la sua redenzione, la sua gloriosa risurrezione. Altra verità include quella scelta, quella chiamata, quella fedele sequela: l’annuncio del vangelo, la diffusione e la crescita del Regno di Dio nel mondo è affidato ancora a testimoni prescelti, capaci, perché irrorati dallo Spirito, di far pulsare nella fede il cuore stesso della Chiesa e renderlo così sacramento universale di salvezza. Tutto questo implica un coinvolgimento sempre più ampio: i Dodici diventeranno tutti i battezzati in Cristo, tutti impegnati per vocazione a diffondere e testimoniare le verità rivelate e la via per conseguire la meta. “Testimoniare Cristo è l’essenza della Chiesa che, altrimenti, finirebbe per essere solo una sterile «università della religione» impermeabile all’azione dello Spirito Santo”. Lo ha riaffermato Papa Francesco.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Chi è il monaco? E' monaco colui che da tutto è separato e a tutti è armoniosamente unito.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CONVOCAZIONE DEI FRATELLI A CONSIGLIO

In ogni cosa poi tutti seguano la Regola come maestra e nessuno ardisca temerariamente allontanarsene. Nessuno in monastero segua le inclinazioni del proprio cuore; né alcuno abbia l'ardire di contendere ostinatamente con il proprio abate dentro o fuori del monastero; chi lo osasse, sia sottoposto alla disciplina regolare. L'abate però, da parte sua, faccia tutto nel timor di Dio e nell'osservanza della Regola, sapendo che di tutti i suoi giudizi dovrà senza dubbio rendere conto a Dio, giustissimo giudice.
Quando poi nel monastero si devono trattare questioni di minore importanza, l'abate si serva soltanto del consiglio degli anziani, poiché sta scritto: «Fa' tutto con il consiglio e dopo non te ne pentirai» (Sir 32,24).


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