Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 20 gennaio 2020

Commensali nel banchetto di nozze.

«Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti». Così Samuele rimprovera la disobbedienza e l’infedeltà di Saul. È una tentazione ricorrente quella di illudersi di poter tacitare la coscienza e soddisfare i nostri debiti nei confronti del Signore con offerte esteriori e di scarso o nullo valore. È su questa scia la falsa interpretazione del significato e del valore del digiuno da parte degli scribi e degli stessi discepoli del Battista. Gesù precisa che digiunare è doveroso quando siamo in attesa e ancora privi del Bene desiderato. Ha quindi un valore penitenziale che ci consente di librarci più facilmente verso i valori trascendenti. Il nostro spirito, quando non è appesantito e gravato dal cibo o mortificato dalle attrattive pesanti e futili del mondo, si affina e meglio assorbe i doni divini. Gesù con la sua risposta ci indica più chiaramente la finalità e la meta ultima da conseguire con la pratica del digiuno: avere con noi “Lo Sposo”, aver cioè raggiunto la migliore unione sponsale con il Signore e allora in qualità di invitati a nozze, l’essere diventati suoi commensali nel festoso banchetto, non possiamo, non dobbiamo digiunare. Fin quando però “…nel bel mezzo della notte non sentiamo gridare: «Ecco lo sposo! Uscitegli incontro!»”, Gesù è risorto, noi con la lampada della fede e dell’amore ben fornita di olio e lucente di grazia, dobbiamo attendere vigilanti e digiunando. Per avere l’abito nuziale che ci abilità ad essere commensali nel banchetto dello Sposo, dobbiamo noi essere nuovi. Adorni cioè della novità del Risorto! Ecco perché Gesù ammonisce: “Vino nuovo in otri nuovi!”.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello chiese ad abba Arsenio di dirgli una parola. E l'anziano gli disse: "Lotta con tutte le tue forze perché il lavoro che fai dentro di te sia secondo Dio e così vincerai le passioni di fuori"


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

L'abate ricordi sempre ciò che è, ricordi come viene chiamato e sappia che a chi è stato affidato molto sarà richiesto molto di più (cf. Lc 12,48). Si renda conto di quanto sia difficile e arduo l'incarico che si è assunto, quello di guidare le anime e di mettersi al servizio della diversa indole di molti, dovendo trattare uno con la dolcezza, un altro con i rimproveri, un altro ancora con la persuasione; e, secondo il temperamento e il grado di intelligenza di ciascuno, egli si adatti e conformi a tutti, in modo che non solo non abbia a subire perdite nel gregge a lui affidato, ma anzi possa rallegrarsi dell'incremento del buon gregge.


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