preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il capitolo settimo del Vangelo di Luca, che abbiamo iniziato a leggere questa settimana, contiene una progressiva rivelazione del Signore. I miracoli che compie Gesù, presentati all'inizio del capitolo, sono preannuncio del suo Mistero Pasquale. Possiamo leggerli infatti nella luce pasquale per scorgervi in essi il mistero stesso di Gesù. Il capitolo poi continua quasi a completare questo, con la narrazione dell'arrivo di una legazione da parte di Giovanni Battista. Il confronto serrato che ne segue, centra poi il Mistero della figura di Gesù, posto in relazione a Giovanni Battista. La risposta di Gesù - che leggiamo nel vangelo odierno - contiene tutto questo mistero che parla sì, di continuità del messaggio di Gesù ma soprattutto della novità che è annunciata dalla sua persona. Leggiamo, nel vangelo che la liturgia ci propone, una doppia esortazione di Gesù, che egli stesso simboleggia come l'invito ai bambini a ballare e a cantare. La doppia esortazione di Gesù è rivolta ai discepoli di Giovanni Battista ed ai suoi discepoli. Il confronto tra le due proposte fa spiccare in pieno la figura di Gesù da dover conoscere nell'amore. In realtà leggiamo in queste esortazioni l'invito alla conoscenza nella fede di Gesù Cristo. Si può leggere il messaggio del vangelo odierno proprio nell'invito alla fede. Troviamo l'esortazione a vivere una fede vera e sincera senza giudizi, sul comportamento altrui. Talvolta la nostra fede può vivere in un livello marginale della nostra esistenza. Ci definiamo, sì, cristiani, ed anche praticanti, ma per quel poco che basta a tacitare la nostra coscienza. A quanti inviti per una vera conversione non rispondiamo? Talvolta preferiamo una esistenza tranquilla e senza troppi ostacoli! Tanto il mondo, si sente dire, va avanti lo stesso e senza cambiare! La vera fede si vive nella profonda conversione del cuore e se solo riuscissimo a operare questo cambiamento, per noi e quanto ci sono vicini, possiamo trovare la strada che Gesù ci indica nel praticare l'amore.
Un anziano ha detto: «Quanto uno si sarà reso folle per il Signore, altrettanto il Signore lo renderà saggio».
QUALI DEVONO ESSERE I DECANI DEL MONASTERO Se la comunità è piuttosto numerosa, si scelgano tra i fratelli alcuni di buona reputazione e di santa vita e si costituiscano decani. Essi abbiano cura delle loro decanìe in tutto, secondo i comandamenti di Dio e le direttive dell'abate. Siano scelti a decani quei monaci con cui l'abate possa in tutta fiducia condividere i suoi pesi; e non si scelgano in ordine di anzianità, ma secondo la santità della vita e il grado di dottrina spirituale. Se però tra questi decani qualcuno, montato eventualmente in superbia, venisse trovato degno di biasimo, lo si ammonisca una prima, una seconda e anche una terza volta; se non si corregge, sia rimosso dall'ufficio e al suo posto subentri un altro che ne sia degno. 7La stessa cosa stabiliamo per il priore.
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