preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il breve brano dell'Esodo, che viene proposto alla nostra considerazione, ha una grandissima importanza anche nella nostra liturgia pasquale. Dopo 430 anni di schiavitù finalmente il popolo israelita chiude il periodo della sua oppressione. Una massa immensa di gente si muove verso la penisola arabica in cerca di libertà. Significativa la premura di Dio verso questo popolo, espressa con quella "notte di veglia per il Signore per farli uscire dal paese di Egitto". Questa notte sarà ricordata e celebrata da tutti i liberati, ieri dal dominio e schiavitù di Egitto, oggi, dopo la risurrezione del Signore, dal dominio di satana nelle anime. E' la notte della risurrezione, della vittoria di Gesù sul maligno che noi solennizziamo nella veglia pasquale aspettando la domenica, l'ottavo giorno, che non avrà mai fine... L'uccisione dell'agnello, consumato in fretta, in attesa del segnale della partenza, prefigurava l'immolazione del vero Agnello di Dio: la figura, diventa realtà nel sacrificio di Gesù, compiuto sulla croce, che apre ad ogni uomo la via alla libertà di figli di Dio. Egli provvede alle necessità del nostro viaggio terreno con un cibo che non marcisce, con il suo Corpo e il suo Sangue, al posto di focacce azzime. Il brano del vangelo si ricollega a questa liberazione: Gesù guarì tutti... Ma dinanzi all'ostilità dei farisei, egli raccomanda il silenzio proponendosi a noi e ai suoi ascoltatori con la caratteristica della dolcezza e della misericordia, come appunto era stato annunciato dal profeta Isaia. Dio mai mentisce, compie sempre le sue promesse. Allora e ora...
Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro di te e vedrai quella che è in cielo: l'una e l'altra sono un'unica (cella), e per una sola porta le vedrai entrambe. La scala che conduce al Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu immergiti in te stesso, (lontano) dal peccato, e lì tu troverai i gradini per i quali salire.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Né chiuda gli occhi sui vizi dei trasgressori, ma appena cominciano a nascere li strappi fin dalle radici con tutte le forze, memore della triste fine di Eli, sacerdote di Silo (cf. 1 Sam 2,27-34). E i più docili e disponibili li riprenda a parole, ammonendoli una prima e una seconda volta; ma i malvagi, gli ostinati, i superbi e i disobbedienti li reprima con le battiture o altri castighi corporali sin dal primo apparire del vizio, sapendo che sta scritto: «Lo stolto non si corregge a parole» (Pr 29,19); e ancora: «Percuoti con la verga tuo figlio e lo strapperai dalla morte» (Pr 23,14).
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