preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il cuore del faraone non si è lasciato convincere dalle varie piaghe che hanno colpito il suo paese. Per vincere questa ostinazione, Dio interviene con una severità eccezionale tanto che in ogni famiglia egiziana si leva un grido di angoscia per la morte del primogenito. L'immolazione dell'agnello con il cui sangue sono segnati gli stìpiti delle porte degli israeliti, mette al sicuro le loro famiglie. E' la celebrazione della pasqua, del passaggio di Dio che diventa inizio di salvezza per gli Ebrei, fonte di dolore per gli Egiziani. Dopo questa ultima piaga il faraone si lascerà convincere e permetterà, anzi pregherà il popolo israelita a lasciare il paese... La nostra pasqua, quella della vita e non della morte, ha origine proprio qui. La morte del Signore e il suo passaggio alla risurrezione segna la liberazione dell'uomo dal regno del peccato. Agli israeliti è comandato di ricordare ogni anno questa data che segna la loro liberazione... Anche noi, redenti dal sangue dell'agnello divino, celebriamo ogni anno la pasqua di Gesù e la nostra pasqua, cioè il nostro passaggio dalla morte alla vita... Nel brano del vangelo Gesù si mostra come colui che è padrone del sabato, prendendo la difesa dei suoi discepoli, accusati dai farisei di violare il sabato perché coglievano le spighe e le mangiavano. Portando l'esempio di Davide e dei suoi compagni che, in un momento di necessità, consumò con i conmilitoni i pani dell'offerta che ai soli sacerdoti era lecito mangiare, vuole insegnarci che il vero culto di Dio si esercita nella misericordia e non nel giudizio o nella condanna. Questo, quello della carità, dell'amore verso il prossimo, è il comandamento di Dio, mentre tante altre norme sono tradizioni umane. Non dovremo accogliere questo richiamo a cercare in noi e negli altri l'essenziale nella pratica della vita cristiana senza fermarci o distrarci in questioni di nessuna importanza? L'amore di Dio e del prossimo è il compimento della legge. Se tenessimo sempre presente questo insegnamento del Maestro, eviteremmo tanti comportamenti dettati più dalle nostre dubbie convinzioni che dalla luce dello Spirito del Signore.
Gli anziani dicevano: "L'anima è una fonte. Se la scavi, si purifica; se vi getti della terra, scompare.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Nel suo insegnamento poi l'abate deve sempre aver presente quella norma dell'apostolo che dice: «Ammonisci, esorta, rimprovera» (2 Tm 4,2); vale a dire, tenendo conto dei diversi momenti, alternando rigore e dolcezza, mostri ora l'atteggiamento severo del maestro ora quello affettuoso del padre; e cioè, gli indisciplinati e gli irrequieti deve ammonirli duramente; gli obbedienti invece e i miti e i pazienti deve esortarli a progredire sempre di più; ma i negligenti e gli abituali trasgressori vogliamo che li rimproveri e li punisca.
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