preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Ad una gratuita predilezione divina, alle affettuose ed incessanti cure paterne, ad una “vigna” accuratamente preparata per portare frutti al tempo del raccolto, corrisponde una assurda e feroce ingratitudine. È la storia del popolo d’Israele e i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Insorge la violenza e la vendetta: “Cercavano di catturarlo”. Ognuno di noi è una “vigna” amata e curata dal Signore! Sin dal nostro concepimento siamo stati dotati di tutti i doni e di tutti i talenti necessari per essere fecondi e portare frutto moltiplicando i doni. Tutti deve mirare ad una definitiva conquista, ad un approdo, ad un Regno dove i frutti maturano per l’eternità: è il regno di Dio. l’ingratitudine, la mancata corrispondenza alla divina predilezione merita l’inevitabile perdita dei doni, che vengono trasferiti a chi ne sa trarre frutto. “Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». È quanto sta per accadere al popolo d’Israele, che dopo aver atteso il Messia, ora che è venuto, è tra loro, lo rigettano e lo perseguitano. Ciò accade ancora quando noi non sappiamo comprendere ed apprezzare i doni di Dio, quando alla gratuità dei doni corrisponde la nostra ingratitudine, il rifiuto volontario dei favori divini, talvolta fino al disprezzo. Quale responsabilità dinanzi a Dio! A noi che abbiamo avuto di più con la fede, con i sacramenti, con le innumerevoli grazie, verrà chiesto di più nel giudizio finale; Gesù ci dice che i talenti, le mine, tutti i doni debbono crescere e moltiplicarsi per la gloria di Dio e per la nostra santificazione. E ci ammonisce: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci”. Anche la santa quaresima è una perla preziosa da coltivare, un tempo sacro che ci viene dato per camminare verso la Pasqua.
Il proposito del giorno: ricordati dei doni di Dio! Ripeti più spesso il tuo grazie.
Gregorio disse: «Che la tua opera sia pura per la presenza del Signore e non per l'ostentazione».
QUALE DEVE ESSERE IL GRADO DELLA SCOMUNICA La misura della scomunica o del castigo corporale deve essere proporzionata alla gravità della colpa; e la valutazione di questa dipende esclusivamente dal giudizio dell'abate. Se un fratello comunque si rende colpevole di colpe leggere sia privato della partecipazione alla mensa comune. Per chi viene escluso dalla mensa si usi questa norma: non canti da solo in coro né salmo né antifona né proclami le letture, finché non abbia fatto la soddisfazione; inoltre prenda il pasto da solo dopo la refezione dei fratelli; così, per esempio, se i fratelli mangiano all'ora sesta, egli mangi a nona; se i fratelli a nona, egli a vespro, finché, dopo un'adeguata soddisfazione, non abbia ottenuto il perdono.
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