preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Nel brano evangelico di oggi siamo nel cosiddetto discorso sacerdotale, nel quale Gesù ci lascia vedere la profondità del suo cuore e ci svela quali sono le ansie e i sentimenti di questo cuore. Ecco quello che possiamo apprendere: in primo luogo il cuore di Cristo è come divorato dal desiderio del Padre suo. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio tuo glorifichi te". Sappiamo dall'evangelista Giovanni il significato che assume il verbo: glorificare. La croce è la glorificazione del Padre, è il mistero dell'amore obbediente di Cristo Signore e dell'amore fraterno per tutti noi. Ed ecco l'ansia di glorificare il Padre, ansia che non si ferma dinanzi alla croce e che ci da la misura di quale dev'essere anche il nostro desiderio di glorificare il Padre che chiamiamo con questo nome e che tale è nei nostri riguardi. Se gli occhi di Gesù sono 'alzati al cielo', nell'atteggiamento di chi implora il Padre, di fatto il suo sguardo del cuore è posato su "gli uomini che il Padre gli ha dato dal mondo", affidandoli a lui. A loro Gesù "ha fatto conoscere" la realtà profonda e misteriosa del Padre, e ha trasmesso le parole da lui ricevute. Se il Padre deve glorificare Gesù, lo faccia anche prendendo questi credenti sotto la sua protezione. Proprio l'andata di Gesù al Padre rende necessaria e urgente questa fervida intercessione. Anche noi che ora abbiamo ascoltato queste parole, ci sentiamo posti da questa supplica nelle mani del Padre, e viviamo la nostra appartenenza terrena nella fiducia del Signore. E' bello e consolante sapere che Gesù ha pregato e continua a pregare così per noi, ancora in cammino per le vie del mondo.
Uno degli anziani era solito dire: All'inizio, quando ci trovavamo, eravamo soliti parlare di qualcosa di buono per le nostre anime. Continuando così siamo saliti fino al cielo. Ma adesso quando ci troviamo passiamo il tempo a criticare tutto e ci trasciniamo l'un l'altro nell'abisso.
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI Alla foresteria sia pure designato un fratello dall'animo pieno di timor di Dio; in essa si dispongano un numero sufficiente di letti arredati, in modo che la casa di Dio sia amministrata con saggezza e da uomini saggi. Con gli ospiti poi non si intrattenga in alcun modo e non parli se non chi ne abbia ricevuto il permesso; ma se qualcuno li incontra o li vede, li saluti umilmente, come abbiamo detto e, chiesta la benedizione, passi oltre dicendo che non gli è consentito fermarsi a conversare con gli ospiti.
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