Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 27 dicembre 2016

Discepolo prediletto.

Siamo oggi invitati a metterci in attento ascolto di colui che ci rivela i segreti di Dio, che ha poggiato il suo capo sul petto del Signore ascoltandone i teneri battiti in momenti drammatici, di quel discepolo che Gesù amava, l'unico che ha avuto il coraggio di salire fino al Golgota e ivi rimanere fino a strappare dal cuore del crocifisso l'ultimo regalo per l'umanità: Ecco tuo figlio! Ecco tua madre! Egli si presenta attraverso il suo vangelo e le sue lettere come l'apostolo della carità: amore di Dio di cui è prova l'amore verso il prossimo. Modello di questo amore verso il Padre è Gesù, nell'obbedienza alla sua volontà e verso gli uomini nel dono di se stesso, nel pane di vita e nella lavanda dei piedi nell'ultima cena: Vi ho dato l'esempio affinché anche voi vi laviate i piedi gli uni gli altri. E' il primo degli apostoli che getta il suo sguardo nel sepolcro vuoto e diventa in questo modo testimone verace della risurrezione del Signore che ama immensamente. Per questo suo amore non può tollerare il tradimento di Giuda. E' una realtà così dolorosa che gli ripugna, inaccettabile. Non lascia quindi occasione nel suo vangelo di mostrare orrore per l'ingrato tradimento e ogni volta che deve fare il nome di Giuda, gli rimprovera il suo delitto: "Colui che poi lo tradì". La sua testimonianza è fondata su quanto egli ha potuto constatare e sperimentare: "Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo a voi perché anche voi siate in comunione con noi". Egli è un testimone particolare, unico vorrei dire, della vita del Signore. A lui Gesù sulla croce affidò la mamma. Egli la prese con sé. Chi può dire quante confidenze abbia avuto da Maria? E come si sarà infiammato il suo cuore via via che prendeva una conoscenza più profonda del mistero del Figlio di Dio. San Giovanni ci introduca nella conoscenza di questo amore per esserne conquistati e infiammati.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "fare elemosine è comunque cosa buona: anche se si fanno per piacere agli uomini, si volgono poi in cosa gradita a Dio".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA

Il bene dell'obbedienza deve essere praticato da tutti non solo verso l'abate, ma i fratelli devono anche obbedirsi vicendevolmente, persuasi che per questa via dell'obbedienza essi andranno a Dio. Riservata dunque la precedenza agli ordini dell'abate o dei superiori da lui costituiti - ai quali non vogliamo che si antepongano comandi privati - per il resto tutti i più giovani obbediscano ai più anziani con carità e premura. Chi si mostra riluttante a ciò, sia punito.


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