Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 28 marzo 2016

La fede vera e le dicerìe.

Svolgono un ruolo essenziale le donne al momento della risurrezione di Gesù: proprio loro che con coraggio l'hanno seguito fino al Calvario, sono le prime a recarsi al sepolcro e a costare, piene di meraviglia e di gioia, che quel sepolcro è vuoto. Ora, dopo le lacrime versate per Cristo, hanno un annuncio grande da portare ai fratelli, una gioia immensa da condividere. Sentono nel loro cuore che quella visione è destinata al mondo, quella certezza deve essere di tutti: debbono gridare che Cristo, il loro Signore è vivo. Gesù in persona viene loro incontro, deve fugare quell'ultima ombra di timore, che ancora si annida nel loro spirito. È fermamente radicata in ciascuno di noi il pensiero del sepolcro e della morte, concepito come una sconfitta ed una fine senza ritorno, per cui, anche dinanzi all'evidenza della risurrezione, stenta a cancellarsi quel timore che ciò che appare sia soltanto una fugace illusione. «Salute a voi», la voce del Cristo risorto le fa prostrare in umile e devota adorazione. Ora sono davvero pronte ad andare, ad annunziare la Pasqua. Debbono portare una testimonianza diretta e dare agli Apostoli, chiusi nel Cenacolo, un ordine ed una promessa scandita dallo stesso Cristo: «Vadano in Galilea: là mi vedranno». Gesù apparirà loro come promesso e lo farà ripetutamente, comprendiamo così che lo scopo delle sue apparizioni è quello di confermarli nella fede della risurrezione. Dovranno poi essere loro a testimoniare e confermare gli altri, a spargere in tutto il mondo quell'annuncio. Come ci appaiono meschini i subdoli raggiri di coloro che, allora come oggi, vogliono negare l'evidenza. Tentano di stravolgere la verità cercando di corrompere i testimoni: è lo stile di chi teme di perdere un potere, di chi si sente minacciato dall'amore, di chi ha immiserito la vita, riducendola solo a dimensioni umane e temporali. C'è sempre qualcuno che alla risurrezione contrappone i sepolcri, alla vita la morte, alla verità la menzogna. Sta a noi credenti e redenti essere testimoni viventi della risurrezione, credere per vivere il tempo, anelando all'eternità, muoverci nelle vicende del mondo, mirando nella fede i bagliori di una vita piena in Dio, da godere con lui per sempre.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Giovanni ha detto: «Questa parola è scritta nel Vangelo: "Quando Gesù chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro, le sue mani e i suoi piedi erano legati e il suo viso cinto da un lino; Gesù lo sciolse e lo congedò. Noi dunque abbiamo le mani e i piedi legati e il nostro viso è stato coperto con un lino dalle mani del nemico? Se dunque ascoltiamo Gesù, Egli ci slegherà da tutto questo e ci libererà dalla schiavitù di tutti questi cattivi pensieri. Saremo allora figli del Signore, riceveremo le promesse in eredità e saremo figli del Regno Eterno».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE I FRATELLI USCITI DAL MONASTERO DEVONO ESSERE ACCETTATI DI NUOVO

Se un fratello, che per propria colpa ha lasciato il (o è stato espulso dal) monastero, vorrà rientrare, prima prometta di emendarsi totalmente del difetto per cui è uscito; e allora sia accettato, ma all'ultimo posto per provare così la sua umiltà. Se poi uscirà di nuovo, potrà essere riammesso alle stesse condizioni fino alla terza volta; ma sappia che in seguito gli sarà negata ogni possibilità di ritorno.


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