Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 10 marzo 2016

Vi accusa Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.

Il Vangelo odierno ci presenta il dialogo aspro e contraddittorio che Gesù ha con alcuni giudei a proposito della sua divinità. Gesù afferma con forza e con passione che egli ha motivo di essere creduto. Dalla sua parte, oltre le opere, che sta compiendo, ha anche la testimonianza di Giovanni Battista. E' chiaro che essi dovrebbero credere... eppure rimane la realtà misteriosa della loro incredulità. Io - dice - ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni, le opere stesse che il Padre mi ha dato da compiere, le sto facendo e testimoniano di me; ma voi non avete mai udito la sua voce e non avete la sua Parola che dimora in voi, perché non credete a Colui che egli ha mandato. Ogni nostro male viene dal non riconoscere la nostra vera identità di figli. In pratica vogliamo essere pienamente autonomi, padri, di noi stessi, del nostro esistere. Questi giudei, custodi della santità di Dio, non "hanno la parola di Dio che dimora in loro". Eppure "Voi scrutate le Scritture, credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, che danno testimonianza di me". Il rifiuto che gli avversari gli oppongono, viene dal fatto che non hanno accolto la rivelazione delle Scritture alle quali, pur si appellano. Infatti chi non ha in sé l'amore di Dio non capisce le Scritture che parlano dell'amore tra il Padre e il Figlio, comunicato agli uomini. Queste parole di Gesù fanno venire alla luce le nostre non poche resistenze. All'origine della nostra incredulità religiosa, c'è il male radicato nell'uomo, che cerca la gloria dagli altri o dalle cose, i nuovi idoli, invece che da Dio. Non si può credere in Dio e affidarsi al suo amore di Padre, cercando in sé o in altri la propria identità. Gesù non accusa nessuno: resta sempre la porta aperta per il ritorno di chiunque. E' la stessa legge, alla quale si appellano i suoi oppositori, che li accusa per la loro incredulità, perché, pur leggendo Mosè, non accettano Cristo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

"Abba Poimen disse: 'Al cenobio sono necessarie tre attività: una è quella dell'umiltà, un'altra è quella che tende all'obbedienza e un'altra è quella che muove e pungola in vista dell'opera cenobitica".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUANTI SALMI DEVONO DIRSI IN QUESTE ORE

Per la sinassi dei Vespri si cantino quattro salmi con le antifone; 8dopo questi si dica la lettura, quindi il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania, l'Orazione del Signore e si concluda. Compieta infine consista nella recita di tre salmi, di seguito, senza antifona; segua l'inno proprio di questa Ora, una lettura, il versetto, il Kyrie eleison e con la benedizione si concluda.


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