Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 26 febbraio 2016

La risposta ai doni di Dio.

«Voi avete devastato la vigna; le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case. Qual diritto avete di opprimere il mio popolo, di pestare la faccia ai poveri?». Già il profeta Isaia, ai suoi giorni, aveva da muovere rimproveri alle autorità d'Israele. Gesù, con un linguaggio sottile, facendo ricorso ad una parabola, traccia nelle grandi linee, la storia d'Israele evidenziando in particolare le infedeltà dei capi al mandato divino. Avevano tramutato la loro missione di promotori di un patto e di un alleanza universale con il vero ed unico Dio, in una serie di privilegi. L'incuria emerge e la si nota nel tempo del raccolto, quando il padrone chiede i frutti della sua vigna. È allora che esplode tutta la violenza dei vignaioli iniqui. Quando Dio, che ci ha colmato di doni, riponendo in noi la sua fiducia, ci trova poi sterili ed infruttuosi, se non matura il pentimento, esplode in noi soltanto la rabbia e la vendetta contro chiunque viene a scuotere la nostra coscienza. Accadeva al già citato Isaia, che lamentava: «Gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Gli stessi accenti di lamento e di accusa sono proferiti dal profeta Neemìa: «Sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente». Lo stesso Gesù, ai suoi giorni, non potrà far a meno di apostrofare Gerusalemme, la città simbolo del potere religioso: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e làpidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!». I privilegi divini, i suoi doni, i suoi talenti, sono sempre segni di predilezione, ìmplicano però una responsabilità ed una risposta: debbono produrre frutti e non sono da consumare nell'egoismo o stravolgere per manie di grandezza o per ammantarsi di potere. Di tutto ciò che abbiamo ricevuto ne dovremo dare conto...


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Quando tu desideri conoscere la tua misura, quale tu sei, se la tua anima è sulla strada o ne è fuori; (o desideri conoscere) la tua saldezza o la tua pochezza, metti alla prova la tua anima nella preghiera. Questa è infatti lo specchio dell'anima, e il saggiatore delle sue macchie e della sua bellezza. Lì si rivelano la falsità e le bellezze del pensiero... Nel tempo della preghiera si vede, in modo luminoso, da cosa è mosso o in quali moti si affatica il pensiero».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUANTI SALMI DEVONO DIRSI ALL'UFFICIO NOTTURNO

Durante il periodo invernale si dica [prima il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi» (Sal 69,2), e poi] per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); cui si aggiunga il salmo e il Gloria; 3quindi il salmo 94 con l'antifona oppure cantato lentamente; segua l'inno; poi sei salmi con le antifone. Finiti questi e detto il versetto, l'abate dia la benedizione; allora tutti siedano negli scanni e i fratelli a turno leggano dal codice posto sull'ambone tre letture intercalate dal canto di tre responsori. Due responsori si cantino senza il Gloria, ma dopo la terza lettura il lettore aggiunga il Gloria; e appena intonato, tutti immediatamente si alzino dai loro sedili, in onore e riverenza alla Santa Trinità.


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