Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 19 febbraio 2016

Oltre i limiti della legge...

«Avete inteso..., ma io vi dico...» Gesù si propone come una sconvolgente novità. Egli non viene ad abolire la legge, ma a darne compimento. Sicuramente non possiamo prendere a modello la «giustizia» farisàica, che si fonda sulla scrupolosa osservanza della legge nei suoi aspetti formali ed esteriori, ma non ne percepisce e pratica lo spirito. Gesù stigmatizza i loro comportamenti e arriva a definirli sepolcri imbiancati. La vera religiosità è animata dalla fede e dall'amore ed è tutta orientata alla gloria di Dio e all'assidua ricerca della sua santissima volontà. Gli stessi comandamenti di Dio possono essere deformati, sminuendo il loro vero significato e le implicazione morali che ne derivano. Si può uccidere il prossimo anche senza privarlo della vita fisica e perciò anche soltanto l'insulto deve essere ritenuto lesivo del precetto dell'amore e meritevole di condanna. Questo tipo di mancanza, assai frequente, se non adeguatamente riparato, rischia di invalidare anche i momenti migliori della nostra esperienza religiosa. Per cui se stiamo andando a portare la nostra offerta al Signore e la coscienza ci rimprovera un comportamento scorretto nei confronti del nostro prossimo o un risentimento da parte di qualche nostro fratello, nei nostri confronti, dobbiamo prima cercare la riconciliazione e poi tornare a portare il nostro dono. L'esempio che Gesù ci riferisce è facilmente applicabile alla partecipazione alle nostre liturgie ed in particolare a quella eucaristica. Talvolta non è sufficiente il rapido esame di coscienza che il celebrante c'invita a fare prima della celebrazione, per scoprire la nostra vera situazione nei confronti di Dio e del nostro prossimo. Non è sufficiente neanche lo scambio del segno della pace prima di accedere alla mensa eucaristica. Bisognerebbe ristabilire prima la pace piena e poi venire, veramente liberi, a godere della piena comunione con il Signore. Soltanto così siamo capaci di comprendere e vivere la vera giustizia, ciò che è giusto non secondo l'umana accezione, ma secondo il volere divino. Questo è il culto che dobbiamo a Dio, questo è il candore che deve adornare la nostra anima prima di entrare nel banchetto di Dio. C'è da temere che siano ancora molti i profanatori del tempio perché incapaci di perdono e di riconciliazione.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).


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