preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il peccato genera il peccato. Una condotta riprovevole ed una vita basata solo sull'appagamento dei propri desideri può portare a conclusioni drammatiche, anche se non sempre volute completamente. E' quanto è accaduto ad Erode che si trova "costretto" a far uccidere San Giovanni Battista. La scena che ci presenta San Marco è rapida nei suoi tratti ma profonda nelle rappresentazioni psicologiche dei personaggi. Centrale è la debolezza di Erode, presentato come un peccatore sottomesso alle leggi del desiderio e dal potere sfrenato. La sua carica regale è sfruttata per appagare i suoi desideri con feste e banchetti, dove regna la lussuria. Si lascia avvincere dal ballo lascivo di una giovane ragazza: Salomè. Imprudentemente Erode si lascia sfuggire un giuramento che risulterà fatale per la presenza di Erodìade che covava nel suo seno desideri di vendetta. La regina consiglierà perfidamente la figlia che le sembra sottomessa. Erode, Salomè ed Erodìade, seppur con connotati psicologici diversi, sembrano essere sottomessi; le loro azioni e le loro decisioni non sono libere ma condizionate da altri fattori. A queste figure si contrappone nettamente quella di San Giovanni nella sua integrità. Egli si trova in carcere ma dimostra una libertà interiore più forte. E' perfettamente consapevole delle conseguenze delle sua azioni e non rinuncia a proclamare la verità, anche se ciò gli costerà la vita. Sono due prospettive di vita completamente diverse; due ideali che si contrappongono, che ci insegnato dove si trovi la vera libertà. Il peccato rende schiavo l'uomo, la verità lo rende libero è l'insegnamento di Gesù che in San Giovanni trova la sua piena attuazione.
«Domanda: Quando cerco di concentrare tutta la mia attenzione sul senso delle parole della salmodia, mi accade spesso di concepire cattivi pensieri. Risposta: Se vedi che il nemico si serve delle parole stesse della salmodia per farti guerra, non devi soffermarti strettamente sul senso delle parole, ma salmodiare con molto impegno senza fantasticare. Anche se infatti ti limiti a dire le parole, i nemici che sanno il loro significato, non possono resisterti. Così la salmodia sarà per te come una supplica a Dio e porterà all'annientamento dei nemici».
COME CELEBRARE L'UFFICIO NOTTURNO NEL PERIODO ESTIVO Da Pasqua fino al principio di novembre si mantenga tutta la quantità dei salmi indicata sopra; eccetto che, data la brevità delle notti, non si leggano le tre letture dal codice, ma al loro posto se ne dica una a memoria dell'Antico Testamento, seguita da un responsorio breve; però tutto il resto si svolga come prescritto sopra, cioè alle Vigilie notturne non si devono dire mai meno di dodici salmi, oltre il salmo 3 e il salmo 94.
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