preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il brano del Vangelo di oggi conclude la narrazione dell'evangelista Giovanni, il discepolo che Gesù amava particolarmente e a cui ha concesso nell'Ultima cena di posare il capo sul suo petto. Egli si definisce giustamente un testimone fedele e veritiero, ma lascia comprendere che la sua opera non è completa. Ci sarebbero voluto ancora pagine e pagine da scrivere, occorrerebbe poter penetrare negli stessi misteri di Dio e scrutare nell'intimo del Cristo, Uomo-Dio, Salvatore del mondo. L'apparente incompletezza però, contiene un implicito ammonimento per tutti noi: San Giovanni vuole dirci che quello che né i libri, né il mondo possono contenere, deve completarsi nella fede e nella pratica della vita di ogni credente. Dobbiamo essere noi, uniti nella stessa fede e membra vive della stessa Chiesa, a completare quello che nella nostra carne manca ai patimenti di Cristo, quello che Giovanni non poteva assolutamente scrivere nella pagine del suo Vangelo, perché appartenenti all'esperienza viva da consumare nel tempo. Animati e sorretti dallo Spirito, il vangelo vissuto, diventa la nostra storia, la nostra storia sacra, la storia della nostra salvezza.
A ciascuno il proprio tempo L'Abba Marco una volta disse all'Abba Arsenio: E' bene o non è bene avere nella tua cella qualcosa che ti dia piacere? Per esempio una volta venni a sapere che un confratello aveva un piccolo fiore selvatico nella sua cella e lo strappò alla radice. L'Abba Arsenio disse: Bene, è giusto. Ma ogni uomo dovrebbe agire secondo il proprio percorso spirituale. E se uno non riuscisse a stare senza quel fiore, dovrebbe ripiantarlo.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Quando un nuovo venuto chiede di abbracciare la vita monastica, non gli si conceda tanto facilmente di entrare; ma, come dice l'apostolo: «Provate gli spiriti per vedere se provengono veramente da Dio» (1 Gv 4,1). Se il nuovo venuto dunque insiste nel bussare e si vede che sopporta con pazienza le umiliazioni che riceve e la difficoltà dell'ingresso per quattro o cinque giorni e ciò nonostante persiste nella sua domanda, gli si conceda di entrare e lo si ospiti in foresteria per qualche giorno. Poi egli dimori nei locali del noviziato dove si eserciti, mangi e dorma. E sia incaricato per lui un anziano capace di guadagnare le anime, il quale lo esamini con molta attenzione e metta ogni cura nell'osservare se il novizio cerca veramente Dio, se è pronto all'Opus Dei, all'obbedienza, alle umiliazioni; gli si prospettino tutte le difficoltà e le asprezze attraverso le quali si va a Dio.
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