Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

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Martedì 03 giugno 2014

Padre, glorifica il tuo Figlio.

Siamo nel cosiddetto discorso sacerdotale, nel quale Gesù ci lascia vedere la profondità del suo cuore e ci svela quali sono le ansie e i sentimenti di questo cuore. Ecco quello che possiamo apprendere: in primo luogo il cuore di Cristo è come divorato dal desiderio del Padre suo. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio tuo glorifichi te". Sappiamo dall'evangelista Giovanni il significato che assume il verbo: glorificare. La croce è la Glorificazione del Padre, è il mistero dell'amore obbediente di Cristo Signore e dell'amore fraterno per tutti noi. Ed ecco l'ansia di glorificare il Padre, ansia che non si ferma dinanzi alla croce e che ci dà la misura di quale dev'essere anche il nostro desiderio di glorificare il Padre che chiamiamo con questo nome e che tale è nei nostri riguardi. Se gli occhi di Gesù sono 'alzati al cielo', nell'atteggiamento di chi implora il Padre, di fatto il suo sguardo del cuore è posato su "gli uomini che il Padre gli ha dato dal mondo", affidandoli a lui. A loro Gesù ha "fatto conoscere" la realtà profonda e misteriosa del Padre, e ha trasmesso le parole da lui ricevute. Se il Padre deve glorificare Gesù, lo faccia anche prendendo questi credenti sotto la sua protezione. Proprio l'andata di Gesù al Padre rende necessaria e urgente questa fervida intercessione. Anche noi che ora abbiamo ascoltato queste parole, ci sentiamo posti da questa supplica nelle mani del Padre, e viviamo la nostra appartenenza terrena nella fiducia del Signore. E' bello e consolante sapere che Gesù ha pregato e continua a pregare così per noi, ancora in cammino per le vie del mondo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domando all'anziano: "Come entra nell'anima il timore di Dio?". Disse l'anziano: "se l'uomo è umile, povero, e se non giudica gli altri, il timore di Dio entra in lui".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I MONACI PELLEGRINI

Inoltre se l'abate lo giudica degno, potrà assegnargli un posto più elevato. E questo non valga solo per un monaco, ma anche per uno che provenga dai sopraddetti gradi dei sacerdoti e dei chierici: cioè, se l'abate vede che la loro condotta lo merita, potrà elevarli a un posto superiore a quello dovuto per l'ingresso in monastero. L'abate però si guardi bene dall'ammettere nella propria comunità un monaco di altro monastero conosciuto, senza il consenso o le lettere commendatizie del suo abate, perché sta scritto: «Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te» (cf. Tb 4,16; Mt 7,12).


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