preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù parla della sua prossima ascensione al cielo, ci preannuncia così la festa di Domenica prossima, ma le sue parole risultano misteriose ed incomprensibili agli apostoli. Sentir dire dal Maestro: “ora vado da colui che mi ha mandato” genera in tutti loro paura e sconforto; quelle parole sembrerebbero smentire e contraddire altre solenni promesse che avevano ascoltato da Gesù: “Non vi lascio soli!” Egli percepisce che la tristezza ha riempito il loro cuore perché si sentono già soli ed abbandonati. E' difficile per noi comprendere che un distacco fisico e una lontananza incommensurabile non debba significare abbandono e solitudine; anzi Gesù ribadisce: “E' bene che io me ne vada, perché se io non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. Ecco come si perpetuerà la sua presenza, sarà la forza dello Spirito Santo a “convincere” il mondo “quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio”. La presenza vivificante ed illuminante dello Spirito ci consentirà una verifica circa il peccato come tradimento dell'Amore, generato dall'incredulità, circa la giustizia come atteggiamento di docilità a Dio per essere giusti al suo cospetto e circa il giudizio inteso come rinnovamento della storia con la sconfitta del male. Tutti noi sperimentiamo che quel Gesù che è salito al Padre è più che mai presente nella nostra storia e nella nostra vita.
Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.
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