preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Ezechiele annunzia il ritorno dall'esilio e la riunificazione del popolo sotto un unico pastore. “Farò con loro un'alleanza di pace, che sarà con loro un'alleanza eterna... In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”. Ogni uomo è chiamato a vivere con Dio, in pace e fraternità. Nel Vangelo, l'avvenuta risurrezione di Lazzaro accresce il numero dei credenti, ma accresce l'opposizione dei dignitari del tempio e dei farisei. Càifa, sommo sacerdote, decide: “Non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”. L'interesse politico supera la diatriba religiosa. L'evangelista intèrpreta bene la nuova situazione: “Profetizzò che Gesù doveva morire per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”. La volontà di Dio si realizza: la salvezza si compie grazie al sacrificio del Figlio.
Si domandò al nostro santo padre Atanasio, l'arcivescovo di Alessandria: «In qual modo il Figlio è uguale al Padre?». Rispose: «Come la vista nei due occhi».
LE COLPE PIÙ GRAVI Il fratello invece che si macchia di colpe più gravi venga escluso sia dalla mensa che dall'oratorio. Nessuno dei fratelli abbia alcun rapporto con lui, né gli rivolga la parola. Egli se ne stia solo al lavoro che gli è stato assegnato mantenendosi nell'afflizione della penitenza, memore di quella terribile sentenza dell'apostolo che dice: «Un tal individuo sia consegnato alla morte della carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore» (1 Cor 5,5). Prenda il cibo da solo, nella misura e nell'ora che l'abate giudicherà più opportuna per lui. Nessuno incontrandolo lo benedica e non sia benedetto neppure il cibo che gli viene dato.
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