Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 21 marzo 2013

Nella festa di San Benedetto: Il Signore è fedele per sempre.

Nell'Ordine Benedettino celebriamo oggi la festa del transito del Santo Padre Benedetto alla gloria del cielo. La festa ha le letture proprie ma quest'oggi il commento, per comodità dei nostri lettori lo lasciamo quello alle letture del giorno. In queste: Dio sancisce un'alleanza con Abramo: “La mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli... Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te”. Dio rimarrà sempre fedele a quel patto, la cui sostanza costituirà la base della speranza della comunità. Come cristiani siamo gli eredi di tale alleanza, “della quale il Signore è fedele per sempre”. Nel Vangelo, secondo la testimonianza di San Giovanni, Gesù afferma con forza che la sua Parola è vita e dà la vita a quanti la accolgono e la vivono. Accogliere la Parola significa riconoscere che Gesù è Dio; il contrasto con alcuni giudei e lo stesso Gesù manifesta l'incapacità di superare il legalismo etnico (discendenza di Abramo), per vivere in sintonia con il Padre e il Figlio. Lo stesso Abramo aveva intravisto nella fede il compimento della promessa; i contestatori non si accorgono della loro incoerenza quando provocano Gesù: “Sei tu più grande del nostro padre Abramo?”. In realtà, Gesù è più grande, perché è Dio.


Fu una vita veneranda quella del nostro santo padre, Benedetto di nome e per grazia. Spiritualmente maturo, molto più della sua età, non si lasciò mai sedurre dalle attrattive del piacere. Oggi, sotto gli occhi dei discepoli, è asceso al cielo, verso l'oriente; oggi, a mani levate nella preghiera, egli è spirato; oggi dagli angeli è stato accolto nella gloria di Dio.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA SCOMUNICA PER LE COLPE

Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.


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