preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Si respirava l'aspettativa di una manifestazione divina imminente e decisiva a favore di Israele. Ma dove e come scoprirla? Ecco il motivo della domanda che i farisei fanno a Gesù: “Quando verrà il regno di Dio?” Il maestro cominciò il suo annuncio della buona novella proclamando apertamente la presenza del regno di Dio nella sua persona e nella sua opera; questo era il motivo dell'urgenza: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”. I segni del regno che gli chiedevano, quali sono? Gesù rispose: “Il regno di Dio non verrà in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: eccolo qui o eccolo là”. Il regno di Dio è certamente dentro coloro che compiono la volontà del Padre, perché questa è la strada che porta alla realizzazione del suo regno, come insegnò Gesù nel “Padre nostro”. Parimenti i discepoli non dovranno correre dietro le varie e false voci che ne localizzano la venuta. “Non andateci, non seguiteli”. Questo avvertimento di Gesù ci mette in guardia da una certa impazienza nel voler discernere subito ciò che invece ha bisogno di un cammino di fede e di prova. Tanto più che questa venuta sarà folgorante, “come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno”. Egli verrà risplendente di gloria, nel giorno definitivo, ma l'attesa non è immediata. Gesù così vuole far nascere nel cuore di ogni credente il desiderio di “vedere anche un solo dei giorni del Figlio dell'uomo” per prepararlo all'incontro finale. La “gloria del Figlio dell'uomo” sarà anche preceduta dalla sua sofferenza mortale. “Prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione”. Il discepolo deve accogliere il suo Signore innanzi tutto nella sua realtà di Crocifisso sofferente e rifiutato. Questo è il segno del suo regno d'amore.
L'Abba Pastor disse: Allontanati da ogni uomo che quando discorre polemizza continuamente.
SE IL MONACO PUÒ RICEVERE LETTERE O ALTRE COSE Non sia assolutamente permesso al monaco ricevere, senza il consenso dell'abate, lettere, pii regali o qualunque altro benché piccolo oggetto, sia da parte dei parenti che di qualsiasi altra persona, né di mandarli loro e neppure di scambiarseli tra i fratelli. E anche se dai suoi parenti gli viene inviata qualche cosa, non ardisca accettarla senza averne prima avvisato l'abate. Se l'abate poi darà il permesso di accettarla, abbia piena facoltà di destinarla a chi vuole; e non si rattristi di ciò il fratello a cui la cosa era stata inviata, per non dare occasione al diavolo. Chi oserà agire diversamente, sia sottoposto alla disciplina regolare.
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