preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'annotazione dell'evangelista coglie Gesù “durante il viaggio verso Gerusalemme, attraverso la Samaria e la Galilea”. Egli si sta avvicinando alla città santa, perché lì darà testimonianza di sé, come Messia-Salvatore. La guarigione stessa dei lebbrosi va in quella direzione. Infatti Luca pone l'attenzione sui dati teologici più che su quelli geografici. E' risaputo che i Samaritani erano un popolo di origine etnica composita, formato da israeliti e da colonizzatori, mandati dagli Assìri, e questa mancanza di purità provocava il disprezzo reciproco delle due etnie. Non è fuori posto leggerci ora l'attuale situazione nella zona. Naturalmente per questi malati la sventura accomunava il bisogno di guarigione più che le sottigliezze della provenienza legale. “Gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi”. Gesù ascolta e guarisce tutti, senza distinzione, anzi, a tutti impone la verifica della guarigione, richiesta dalla Legge, “andate a presentarvi ai sacerdoti”. Ma proprio qui si ripresenta la distinzione. Soltanto uno, il samaritano, l'escluso dal popolo di Dio, tornò indietro, attestando a gran voce che Dio gli ha usato misericordia. “E Gesù disse: “non sono stati mondati tutti e dieci? E i nove dove sono?” All'unico credente si chiede conto degli altri nove. Sono i non credenti, che non siedono ancora alla mensa. Ma nasce una missione, il cuore di Dio non si da pace. Non possiamo rispondere come Caìno che respinge di essere custode di suo fratello o come il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo, che non ravvisa nel cuore del padre la tenerezza per il fratello ritrovato, e si esclude dal banchetto di nozze.
Uno degli anziani era solito dire: All'inizio, quando ci trovavamo, eravamo soliti parlare di qualcosa di buono per le nostre anime. Continuando così siamo saliti fino al cielo. Ma adesso quando ci troviamo passiamo il tempo a criticare tutto e ci trasciniamo l'un l'altro nell'abisso.
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI Alla foresteria sia pure designato un fratello dall'animo pieno di timor di Dio; in essa si dispongano un numero sufficiente di letti arredati, in modo che la casa di Dio sia amministrata con saggezza e da uomini saggi. Con gli ospiti poi non si intrattenga in alcun modo e non parli se non chi ne abbia ricevuto il permesso; ma se qualcuno li incontra o li vede, li saluti umilmente, come abbiamo detto e, chiesta la benedizione, passi oltre dicendo che non gli è consentito fermarsi a conversare con gli ospiti.
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