preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il riferimento di Gesù, per giustificare il comportamento dei suoi discepoli, all'episodio di Davide è significativo. Il re sta scappando dalla gelosia omicida di Saul e giustifica al sacerdote la richiesta dei pani sacri non solo per la necessità e la fame ma per la purezza dei suoi soldati. Il sabato è fatto per l'uomo, è l'insegnamento di Gesù ma, anche da questo riferimento, scopriamo che ciò non può giustificare nessuna nostra pigrizia e nessun nostro tentennamento; anzi implica una necessità di purificazione interiore che proviene dall'ascolto e dalla pratica del suo insegnamento. È l'invito a non cadere un atteggiamenti esteriori e ipocriti ma nel sentire profondamente nel cuore il suo insegnamento. Non vi è in esso nessun invito a considerarci immuni dalle leggi ma a considerare lo scopo profondo di quella legge morale che Dio ha scritto nel nostro cuore e che è poi esplicitata nei precetti divini. È la legge del bene e del male ed il cui discernimento serio, nel nostro cuore, non solo irrobustisce la nostra dignità umana ma rivela il nostro essere creati ad immagine e somiglianza di Dio. Rispettare queste legge e i precetti divini significa favorire proprio questa dignità che deriva dal nostro essere creature ad immagine divina. Il sabato richiama proprio quel comandamento di «santificare le feste» che significa rendere a Dio quella giusta lode, scevra da ipocrisie, che da il senso profondo alla nostra vita. La partecipazione domenicale all'eucaristia non è un obbligo da adempiere per evitare un castigo, ma il riconoscimento della necessarietà, per la nostra vita, di un intervento che ne dia scopo.
«Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: "O Signore! Io voglio salvarmi, ma i miei pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?". Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio; così fece e si salvò».
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Non faccia preferenze di persone in monastero; non ami uno più dell'altro, eccetto chi avrà trovato migliore nelle buone opere e nell'obbedienza; non preferisca chi è nato libero a chi entra in monastero venendo dalla condizione servile, a meno che non ci sia un altro motivo ragionevole; che se, per dovere di giustizia, l'abate riterrà opportuno agire così, lo faccia per qualsiasi classe sociale; altrimenti ognuno conservi il proprio posto; perché, schiavi o liberi (Ef 6,8), tutti siamo uno in Cristo (Gal 3,28) e portiamo il medesimo peso della milizia e del servizio sotto un unico Signore: non vi è infatti presso Dio preferenza di persone (Rm 2,11); soltanto in una cosa possiamo distinguerci davanti a lui: se siamo trovati più umili e migliori degli altri nelle buone opere. Abbia dunque l'abate verso tutti uguale carità e, tenendo conto dei meriti di ciascuno, segua per tutti una medesima linea di condotta.
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