preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La scrittura oggi, è desunta ancora dal libro del Siracide, mette sulle nostre labbra una splendida preghiera da leggere, da meditare, da recitare con fervore. Viene proposta nell'ufficiatura divina e anche nella liturgia. Benché proveniente dall'Antico Testamento, è un bel modello di preghiera, una intensissima invocazione personale e collettiva alla divina misericordia. Il vangelo ci offre la prosecuzione di quanto abbiamo sentito ieri nella risposta che Gesù da a Pietro. Ha garantito cento volte tanto di quanto i suoi lasciano per seguirlo, precisando però "insieme a persecuzioni". Su questa scia leggiamo la sconvolgente dichiarazione odierna: : "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte, lo flagelleranno e lo uccideranno, ma dopo tre giorni risusciterà" . È la via della croce, quella che Gesù sta prospettando. È la "persecuzione" che dovrà soffrire il figlio dell'uomo, è l'approssimarsi della passione. Un discorso duro che gli apostoli stentano a capire. Diversi fra loro, ma è un pensiero che serpeggia ancora nella chiesa e nel mondo, hanno le mente rivolta in ben altra direzione: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Sedere nella gloria senza passare per la passione, senza bere il calice amaro del martirio: ecco la presunzione di Giacomo e Giovanni e non soltanto loro. Non hanno capito che il primato per i seguaci di Cristo Gesù si attua per una via completamente diversa da quella del mondo: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti". Gesù darà loro l'esempio facendosi più che servo, schiavo, schiavo che volontariamente si lascia immolare sulla croce. È guardando il crocifisso che tutti i nostri pensieri di superbia e le nostre velleità, lì s'infrangono e si dissolvono!
«Abba Giovanni ha detto: "Se Mosè non fosse entrato nelle tenebre, non avrebbe visto il Signore. Intendiamo con le tenebre la cella del monaco. Se tu resterai nella tua cella, tu vedrai tutte le meraviglie del Signore"».
COME CELEBRARE LE VIGILIE NOTTURNE NELLE DOMENICHE Dopo il quarto responsorio l'abate intoni l'inno Te Deum laudamus; terminato il quale l'abate faccia la lettura del vangelo, mentre tutti stanno in piedi con onore e riverenza. Al termine tutti rispondano Amen e l'abate aggiunga subito l'inno Te decet laus e, data la benedizione, comincino le Lodi mattutine. Questo schema delle Vigilie domenicali lo si mantenga invariato in tutte le stagioni, sia d'estate che d'inverno; eccetto il caso - non sia mai! - che si alzino in ritardo e allora bisognerà abbreviare qualcosa delle letture e dei responsori. Ma si abbia la massima cura che ciò non accada; se però dovesse succedere, il responsabile di tale negligenza ne faccia adeguata penitenza davanti a Dio nell'oratorio.
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