Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 28 settembre 2010

Il rifiuto di Gesù che sale...

Le ascensioni che piacciono a noi sono quelle che conducono verso il successo, verso la gloria, verso il benessere. L'ascensione di Gesù verso Gerusalemme, significa andare incontro alla morte, verso la disfatta totale. È difficile rassegnarsi alla morte sempre e comunque. Per i discepoli, per i seguaci di Cristo, quegli annunci reiterati, li hanno gettati nello sbigottimento. Non possono e non vogliono credere che il seguire Gesù possa significare un fallimento totale delle loro aspettative e dei loro sogni di grandezza. Non si rassegnano all'idea che il Figlio di Dio, che compie prodigi e risuscita i morti, debba poi lui stesso soccombere alle trame degli uomini. Al rifiuto degli apostoli segue quello degli abitanti di un villaggio, dove sono giunti i discepoli, come messaggeri, per preparare la venuta del Cristo. «Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme». Il motivo del rifiuto è lo stesso che scandalizza gli apostoli. È lo scandalo della croce, che prima ancora di essere innalzata, già sconvolge le menti dei deboli. Ci vuole fede grande e fortezza incrollabile per comprendere il piano divino di salvezza. L'iter della croce ha in sé una sua radicalità perché sgorga da un amore misericordioso infinito, non accessibile a menti umane. Il ritorno a Dio attraverso la croce è non solo la missione di Cristo redentore, ma da quel primo tragitto, è diventata la via di salvezza per ogni uomo, che sa identificarsi con lui. Dobbiamo doverosamente «aggiungere» quello che manca ai patimenti di Cristo, la nostra libera e gioiosa partecipazione ai suoi dolori e alla sua crudele passione. Ora ci appare del tutto ingiustificata e perfino assurda la reazione violenta di Giacomo e Giovanni: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Il rimprovero di Gesù è per loro e per tutti noi che spesso non siamo capaci di seguirlo sulla via del calvario e diventiamo poi intransigenti verso coloro che sperimentano le stesse nostre difficoltà.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Alcuni fratelli andarono a visitare un santo anziano che abitava in un luogo deserto. Trovarono presso la sua cella dei bambini che custodivano le greggi e parlavano tra loro in modo fastidioso. I fratelli videro l'anziano, gli palesarono i propri pensieri e trassero beneficio dalle sue risposte. Poi gli dissero: «Padre, perché accetti d'avere intorno questi bambini e non gli ordini di cessare tanto baccano?». L'anziano rispose: «Fratelli, credetemi, vi sono giorni in cui vorrei dare questo ordine, ma mi fermo, dicendo: «Se non sopporto questa bazzecola, come potrei sopportare una più grande prova, se Dio permette che mi si presenti?». Così non dico niente, per abituarmi a sopportare tutto ciò che accade».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO PUNIRSI I FANCIULLI DI MINORE ETÀ

Ogni età e ogni grado di intelligenza devono ricevere un trattamento adeguato. Perciò i fanciulli, gli adolescenti o coloro che non sanno rendersi conto della gravità della scomunica, tutti questi, ogni qualvolta commettono delle mancanze, siano puniti con rigorosi digiuni o repressi con aspre battiture, perché si correggano.


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