Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 16 settembre 2010

«La tua fede ti ha salvata; và in pace!».

Secondo la tradizione ebraica accostarsi ad una donna notoriamente peccatrice o peggio ancora lasciarsi toccare da lei significava contrarre un'impurità che non consentiva più la partecipazione agli atti di culto senza prima aver provveduto ad una adeguata purificazione. Era una delle tante prescrizioni che erano state infestate di fariseismo. Gesù viene a far aleggiare in quel mondo un alito nuovo che esprimesse amore, perdono, misericordia. Egli aveva più volte dichiarato il vero senso della sua missione: «Io non sono venuto in questo mondo per giudicare» e ancora più esplicitamente aveva dichiarato: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». Egli infatti, invitato, è entrato in casa di un fariseo a mangiare da lui; già questa circostanza doveva essere di monito per tutti gli astanti e soprattutto per il padrone di casa. Quando però sopraggiunge una donna, una peccatrice proprio colui che l'aveva invitato, rumina pensieri di critica nei confronti del Signore. I gesti della donna erano più che eloquenti: Venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. Avrebbero dovuto suscitare ammirazione sia nei confronti della donna che nei confronti di Gesù, invece... La grettezza non consente mai di comprendere le vere dimensioni dell'amore. Gesù che scruta i cuori imparte la sua lezione al fariseo: «Ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato». E rivolgendosi alla donna: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Diceva l'abate Mios: «Obbedienza per obbedienza. Se uno obbedisce a Dio, Dio gli obbedisce».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

ATTEGGIAMENTO DURANTE L'UFFICIO DIVINO

Noi crediamo che Dio è presente dappertutto e che gli occhi del Signore scrutano in ogni luogo buoni e cattivi (Pr 15,3); ma crediamolo soprattutto senza alcun dubbio quando prendiamo parte all'Opera di Dio. Perciò richiamiamo continuamente alla memoria quanto dice il profeta: «Servite il Signore con timore» (Sal 2,11); e ancora: «Cantate inni con arte» (Sal 46,8); e: «A te voglio cantare davanti agli angeli» (Sal 137,1). Consideriamo dunque quale deve essere il nostro atteggiamento alla presenza di Dio e dei suoi angeli e salmodiamo in modo tale che il nostro spirito concordi con la nostra voce.


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