Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 14 marzo 2010

Riceve i peccatori e mangia con loro.

Quello che secondo gli scribi e i farisei sarebbe un motivo di accusa nei confronti del Signore fa parte invece della sua missione ed è insito nella sua stessa matura divina. «Dio è amore», dice l'evangelista Giovanni. Lo stesso Gesù ribadisce di non essere venuto per i giusti e per i sani, ma per i peccatori e per i malati. S'intrecciano infatti nella sua vita terrena un susseguirsi di prodigiose guarigioni nel corpo e nello spirito degli uomini che, con fede, si accostavano a Lui. La parabola che segue è tra le più belle e coinvolgenti. In modo efficace ci fa comprendere l'insania dell'uomo che si distacca dal suo Creatore e Padre, per disperdere nel peggiore dei modi i doni di Dio e l'infinita misericordia del Padre che attende a braccia aperte il ritorno del Figlio. Le nostre bramosie, soddisfatte negli spazi della libertà senza Dio, si tramutano in fame e la nostra stessa dignità di figli si tramuta in avvilente servitù. Per nostra fortuna e per grazia di Dio, ci rimane sempre la nostalgia della Casa paterna e la voce della coscienza, per quanto offuscata dal male, non smette mai di pulsarci dentro per farci riscoprire e desiderare la via del ritorno. «Mi alzerò, andrò da mio padre» è stato il grido interiore e il pensiero guida della schiera innumerevole dei convertiti e di tutti coloro che dopo aver sperimentato la disfatta del peccato, hanno ritrovato la via della riconciliazione con Dio. Ci è di ulteriore conforto la certezza che la pesante fatica del ritorno, dalla valle dei porci alla Casa del Padre, è stata portata per noi dallo stesso Cristo, che ci precede carico della croce fino al monte della risurrezione e della festa pasquale. Ci sorprende e ci commuove poi il fatto che mentre nella migliore delle ipotesi dopo il peccato con cui rinneghiamo l'amore divino, noi ci saremmo aspettato un meritato castigo o almeno di essere relegati nel novero dei servi..., siamo invece accolti a braccia aperte dal Padre celeste. Egli ci rivuole come figli e non come schiavi. Il rientro nella sfera del suo amore è motivo di festa grande: Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, che trae origine dall'infinito amore che nutre per noi. Come è triste invece l'atteggiamento del Figlio, che non intende partecipare alla festa. Egli non ha compreso che il servizio dato a Dio è motivato solo dall'amore, che diventa misericordia e perdono totale quando ciò che è perduto viene ritrovato. Soltanto chi ama può comprendere la misericordia. Soltanto chi ne ha goduto diventa poi capace di ridonarla come gratitudine a Dio e come amore e perdono verso il prossimo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Amare è far esistere l'altro, forse è ascoltarlo invece di parlare, ricevere da lui invece di voler dare. Forse egli aspetta che io abbia bisogno di lui».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI

Ai Vespri si cantino ogni giorno quattro salmi, a partire dal 109 fino al 147, eccettuati quelli che si devono utilizzare per altre Ore, cioè dal salmo 117 al 127 e inoltre il 113 e il 142; tutti gli altri si dicano ai Vespri. E poiché verrebbero a mancare tre salmi, si devono dividere della serie suddetta i più lunghi, cioè il 138, il 143 e il 144; invece il salmo 116, dato che è molto breve, si unisca al 115. Stabilito così per i Vespri l'ordine dei salmi, tutto ciò che rimane, cioè la lettura, il responsorio, l'inno, il versetto e il cantico si compia come abbiamo indicato sopra.


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