preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Ora la preghiera di Gesù per i discepoli prende in considerazione la situazione di questi nel mondo, dopo la sua definitiva partenza. "Padre santo, custodisci nel tuo nome, coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi". Gesù avverte il bisogno di raccomandarli a lui in modo del tutto speciale, perché siano mantenuti in quella sfera divina che è stata loro prospettata da lui stesso. Tale implorazione è indirizzata al "Padre santo", attributo che esprime una vicinanza riconoscente e quindi rassicurante per loro. Gesù ha fatto tutto il possibile per mantenerli in questo clima di amore, tranne "il figlio della perdizione", ai quali poi ha trasmesso la parola del Padre, ma ora li vede minacciati dal mondo che li odia, perché non gli appartengono. Perciò la sua premura nei loro confronti giunge sino ad invocare la sua potenza, affinché "li custodisca dal maligno". Questa elezione dei discepoli, che equivale anche ad una separazione, è in vista della loro "consacrazione nella verità". Subito si precisa che tale verità è la parola del Padre, che Gesù ha fatto conoscere ai suoi. Anche Gesù ha "consacrato se stesso", facendosi obbediente al Padre sino a offrire la sua vita in sacrificio. Tale testimonianza sacrificale è ormai norma e modello anche per la santificazione dei discepoli. Questi, e fra di essi ci siamo noi, ricevono dal Padre l'iniziativa che li santifica, ma a questa santificazione debbono tendere, vedendo in Gesù l'esempio di obbedienza totale e di donazione piena. Come tu mi hai mandato, anch'io ho mandato loro, per questo consacro me stesso, perché siano anch'essi "consacrati nella verità".
Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.
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