Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 22 aprile 2008

Vi do la mia pace.

Gesù prendendo congedo dai suoi, li saluta nella forma abituale: "Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace". Sulle sue labbra questo saluto assume un altro significato. Il mondo, con i suoi comuni saluti, non fa che augurare la pace; Gesù invece la dona, la comunica realmente. Inoltre la pace di Cristo è l'insieme di tutte le benedizioni messianiche della nuova alleanza. Gesù non dona una pace qualsiasi, ma la 'sua' pace. Per questo dice: "la mia pace". In primo luogo perché egli l'ha raggiunta e la raggiungerà attraverso la sua morte. In più, perché è un dono, e non un premio che essi abbiano meritato. Siccome il dono della pace che dà Gesù è lui stesso, a ragione possiamo chiamare Cristo 'nostra pace', come dice san Paolo. La pace di Dio è dono gratuito e scaturisce dal favore divino, cioè dall'amore del Padre e di Gesù per i suoi, che così sanno di essere amati e riconciliati con Dio. La pace di Cristo infonde nei credenti la lieta sicurezza della presenza permanente di lui per mezzo del suo Spirito: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore. Avete udito che vi ho detto: vado e ritornerò a voi". Ciò che adesso il Figlio dell'uomo deve affrontare è la prova tesagli dal "principe di questo mondo". Giuda infatti si sta avvicinando come lo strumento del male supremo, che però non potrà avere il sopravvento. In fondo l'esito di tale prova dolorosa è la dimostrazione concreta che Gesù ama il Padre e conduce a compimento, nonostante tutte le opposizioni, la missione che il Padre gli ha affidato. Ed anche i discepoli dovrebbero rallegrarsi, perché Gesù va al Padre, dal quale verranno a noi tutte le benedizioni con la sua pace. Penso che ci possa toccare in questo momento un interrogativo di fondo: l'idea di pace che alberga in noi, è quella di Cristo? La pace è essere in Dio per Cristo. Nel nostro rapporto con gli altri, vicini o lontani, dobbiamo chiederci quanto siamo attivi 'creatori di pace'? L'essere di Gesù, una pacificazione per noi davanti al Padre, passa un po' anche in noi?


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello domandò a un anziano: «Che devo fare, Abba, per combattere i pensieri?». Egli rispose: «Prega il Signore, affinché gli occhi della tua anima vedano gli aiuti che Dio ti manda per proteggerti.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

Capitolo 43
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

Abbiamo creduto opportuno che questi tali rimangano all'ultimo posto o in disparte perché, vedendosi esposti allo sguardo di tutti, si correggano se non altro per la vergogna che ne provano. Infatti, se restassero fuori dell'oratorio, potrebbe darsi che qualcuno torni a coricarsi e a dormire oppure si metta seduto lì fuori e si perda in chiacchiere, dando così occasione al maligno; entri invece dentro, affinché per lo meno non perda tutto e si corregga per l'avvenire. Nelle Ore del giorno, chi non sarà ancora presente all'Opus Dei dopo il versetto e il Gloria del primo salmo che segue il versetto, se ne stia all'ultimo posto secondo la norma stabilita sopra, e non ardisca associarsi al coro dei fratelli che salmeggiano prima di aver fatto la penitenza, a meno che l'abate non glielo permetta per sua concessione; ma anche in tal caso il colpevole deve fare la penitenza.


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