Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 11 aprile 2008

Se no... non avrete in voi la vita.

Il discorso di Gesù su se stesso, come pane del mondo e medicina di immortalità, continua. Questo pane è Gesù stesso, la sua persona umano-divina, che reca la vita nuova a chi lo accoglie con fede, ne ascolta la parola, lo ospita in sé. Fino a questo punto l'immagine del pane, nutrimento indispensabile a chi vuol vivere e crescere, è servita a far capire quanto Gesù sia necessario per la vita piena dei suoi discepoli. Con l'accento alla sua carne data a favore del mondo, perché viva, vi è un esplicito riferimento alla passione e morte di Gesù, liberamente accettata, in vista della salvezza dell'umanità. Il passaggio dalla figura del pane a quella della carne offre il supporto sacramentale per il discorso sul pane della vita. Ma la non accettazione dei giudei è ancora molto forte e vanifica tutto: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?" come si poteva credere o accettare una proposta di questo genere? "In verità, in verità vi dico, se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo, e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita". Penso che non ci si possa sorprendere che non si parli di pane e di vino, bensì di carne e di sangue, ma nella fede presupposta da Giovanni gli elementi del banchetto sono visti nella loro effettiva significazione sacramentale, rimandando il tutto alla concreta esistenza storica di Gesù – il suo corpo, carne; la sua morte redentrice, il sangue. Possiamo dire di trovarci dinanzi ad una delle pagine più straordinarie del Vangelo. Sapere che Dio manda il suo Figlio a salvarci, a dare la vita per noi, donandoci perfino la possibilità di partecipare intimamente al mistero del suo Figlio, Gesù.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LETTORE DI SETTIMANA

Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.


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