Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 15 gennaio 2008

Una dottrina nuova insegnata con autorità.

L'insegnamento di Gesù si pone sempre sul crinale della tradizione, rappresentata dalla legge mosaica, e del nuovo. Egli, ai suoi contemporanei, non ha chiesto di abbandonare la legge di Mosè ma ha sempre cercato una sua applicazione sincera, come vera legge dell'amore. Chi lo ascolta, però, si rende subito conto della novità del suo insegnamento e avverte la presenza di un qualcosa di nuovo ed inaspettato. Non è l'autorità politica con la quale Gesù vuole "imporre" il suo insegnamento. Egli comunque – nel suo atteggiamento e con le sue parole, chiede un rispetto come non era successo mai prima di adesso. Si presenta in vesti umanamente umili ma dimostra un dominio sulle cose in modo sorprendente. Agisce con naturalezza compiendo i miracoli più impensati e riesce con le parole a confutare qualsiasi critica gli venga posta. È un'autorità diversa proprio perché riflette il mistero della sua persona di vero uomo e vero Dio. Non è un'autorità che si autoreferenzia presumendosi superiore ma è l'autorità di chi si pone al servizio degli altri. È un messaggio nuovo, quello di Gesù, almeno per come è proposto. È il messianesimo del servo non del riscattatore politico. L'invito, anche per noi è saper dimostrare di essere capaci di servire per solo amore.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Una parola non è possibile adesso – constata tristemente un padre del deserto. Quando i fratelli interrogavano gli anziani e facevano ciò che questi dicevano, Dio provvedeva per loro come dovevano parlare. Ma ora, poiché chiedono e non fanno ciò che odono, Dio ha tolto dagli anziani il dono della parola; e non sanno cosa dire, perché non vi è chi metta in pratica»


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

Sappia pure l'abate che il padre di famiglia ascriverà a colpa del pastore quanto di minor bene avrà trovato nel suo gregge. Sarà scusato, il pastore, soltanto se avrà usato ogni diligenza verso un gregge turbolento e disobbediente e avrà applicato tutti i rimedi alla loro cattiva condotta; allora, assolto nel giudizio divino, potrà dire col profeta: «Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore, la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato (Sal 39,11); ma essi mi hanno deriso e disprezzato» (Is 1,2 Volg.). E allora per le pecore ribelli alle sue cure ci sarà alla fine quale castigo la morte.


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