Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 29 dicembre 2007

Il più grande dei comandamenti

L'insistenza con cui Giovanni invita a osservare i comandamenti del Signore per dimostrargli un vero amore ci fa pensare alla nostra durezza di cuore, non facile ad arrendersi dinanzi alle pretese di essere a posto con Dio perché compiamo qualche pratica religiosa. Il primo comandamento da osservare è quello dell'amore di Dio e quindi dell'amore del prossimo. Possiamo facilmente illuderci di amare Dio come conviene: per toglierci da questa illusione Giovanni ci propone una verifica: quella dell'amore del prossimo. "Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre". Amare come il Signore comanda, come lui ama non è cosa facile. Amare l'altro significa donarsi completamente a lui, significa morire a noi stessi... E morire è assolutamente arduo. I sentimenti che noi possiamo provare verso l'altro, in genere, sono: di simpatia, di indifferenza o di antipatia. La simpatia non è l'amore che Dio comanda perché consiste nella ricerca del proprio vantaggio, è il trionfo dell'egoismo, velato da un falso altruismo. L'indifferenza uccide ogni sentimento di amore: è come il gelo. L'antipatia è un sentimento naturale che va corretto praticamente anche se non si riesce sempre a estinguerlo perché la natura non va distrutta. Il vero amore verso il prossimo si fonda su un motivo di fede: riconoscere e amare nell'altro Gesù stesso. Se si vive con la tensione di voler seguire l'insegnamento di Gesù in materia, allora si può affermare di conoscerlo e osservare i suoi comandamenti, perché, al dire di Agostino: Ama e fà quello che vuoi! Sarebbe utile per aver idee più chiare leggere il n. 18 in "Deus Caritas est." di Benedetto XVI. Citiamo: «Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e come Egli mi ama». Il brano del vangelo di Luca ci conferma la piena disponibilità di Maria e di Giuseppe nell'osservanza della legge mosaica. Era figlio di Dio, Lui, vergine immacolata, Lei. Non c'era bisogno né di riscatto né di purificazione. Eppure, eccoli in mezzo ad altre donne e bambini. Ma il Padre vuole rivelare almeno al vecchio Simeone la vera essenza di quella santa famiglia. Era in attesa di quel Bambino... ora può lasciare questo mondo perché i suoi occhi hanno avuto la gioia di vedere il Salvatore. Ma intravede ore tragiche che preannunzia alla madre...: La tua anima sarà trafitta da una spada! Si profila così la vita di Gesù come salvatore e quello della madre che sarà vicino a Lui nel momento della prova suprema, sul Calvario.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un anziano: "non chi denigra se stesso è umile, ma chi accetta con gioia insulti e ingiurie da parte del prossimo".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LO ZELO BUONO CHE I MONACI DEVONO AVERE

Come c'è uno zelo amaro e maligno (cf. Gc 3,14) che separa da Dio e conduce all'inferno, così vi è uno zelo buono che separa dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. Ed è appunto in questo zelo che i monaci devono esercitarsi con intensissimo amore; e cioè: si prevengano l'un l'altro nel rendersi onore (Rm 12,10); sopportino con somma pazienza le loro debolezze sia fisiche che morali; facciano a gara nell'obbedirsi a vicenda; nessuno ricerchi il proprio vantaggio ma piuttosto quello degli altri; coltivino l'uno per l'altro un casto amore fraterno; temano Dio nellÂ’amore;
amino il loro abate con sincera e umile carità; nulla assolutamente antepongano a Cristo, il quale ci conduca tutti insieme alla vita eterna. Amen.


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