Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 20 ottobre 2007

Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò...

Nel vangelo di oggi spicca il tema della testimonianza dei cristiani. Gesù si rivolge ad una comunità che subirà persecuzioni di ogni sorta e vuol infondere coraggio e fiducia in cuori che potrebbero vacillare di fronte alle difficoltà che essa dovrà affrontare. La vita delle prime comunità cristiane ci riporta numerosi esempi di testimonianze vere e coraggiose, il più delle volte pagate con il prezzo della propria vita offerta con gioia. Potremo essere portati a credere che il martirio sia per pochi e la vera via alla santità è privilegio per anime ben temprate. A noi non rimane che vivere in una quotidianità sempre uguale a se stessa, nella quale possiamo solo sperare nella misericordia di Dio. La fede in Dio misericordioso è l'anima della vera speranza cristiana che guarda in Cristo la salvezza incarnata e realizzata nel Mistero Pasquale. In questa realtà dovremo porre la nostra vita, nelle sue difficoltà quotidiane, per trovare una via di riscatto che ci faccia avanzare verso l'amore di Cristo. Scopriamo che la via alla santità non è per una piccola schiera di eletti ma per tutti noi, scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al cospetto di Dio nella carità. E' nell'amore e nella carità che possiamo dare la vera testimonianza di essere figli di Dio. Lo stesso Gesù ha detto ai discepoli che si dovranno distinguere in modo assoluto da come ci si ama a vicenda. Gesù è la fonte del nostro amore e l'unico vero modello. La vera testimonianza di Gesù è nella nostra vita; così come rinneghiamo Gesù quando non lo poniamo al centro della nostra esistenza.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Credete forse che Satana voglia introdurre in voi tutti i pensieri? No, è per mezzo di un pensiero solo che vince l'anima e spera condurla a perdizione. Egli abbandona in essa quell'unico pensiero, non occorre altro. Attenti dunque a non mostrar compiacenza verso un solo cattivo pensiero».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CHE NESSUNO PARLI DOPO COMPIETA

Quando tutti saranno riuniti insieme, si dica Compieta; e, usciti da Compieta, a nessuno sia più lecito proferire alcuna parola. Chiunque sarà colto a violare questa norma del silenzio, sia sottoposto a grave punizione; tranne il caso che sopravvenga la necessità di accogliere ospiti o che l'abate abbia comandato qualcosa ad alcuno; ma anche allora si faccia tutto con la massima gravità e la più delicata moderazione.


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