preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù, subito dopo la scelta dei dodici apostoli e dopo aver guarito e sanato molte persone, nell'annuncio del Regno, ora si rivolge ai suoi discepoli. L'atteggiamento di Gesù rivela una scelta ben precisa. Il messaggio delle beatitudini, chiamate la Magna Carta del cristianesimo, si inserisce con forza nella novità assoluta del discepolato di Gesù. I veri beati sono i discepoli di Gesù, dei quali ci è fornita una ben precisa identità. La lettura completa del brano delle beatitudini, allora impedisce un doppio rischio, che sembra essere in qualche modo alternativo. Alzando gli occhi ai discepoli, Gesù quasi compie una seconda creazione, quella che è operata nel solco della redenzione. Il discepolo è, nella nuova creazione il figlio di Dio, creato ad immagine e somiglianza dello stesso Gesù, vero uomo e vero Dio. La proclamazione delle beatitudine non è la nuova edizione di un manuale di morale pratica e spicciola; Gesù tratteggia il suo Volto nella nuova identità dei discepoli. Essere discepolo di Gesù è opera di Dio, deriva dalla missione del Figlio. Il dono del discepolato, che riceviamo dall'Incarnazione e ci fa partecipi del Mistero Pasquale, non può essere vissuto come inermi ma richiede la nostra collaborazione. Ciò è evidente anche perché, sempre rivolgendosi ai discepoli, Gesù completa le beatitudini nei "guai" corrispondenti. Gesù non divide, con il suo messaggio, i "buoni" - i discepoli - con i "cattivi", gli altri. Tutti sono chiamati e tutti sono invitati a percorre la via che le beatitudini tracciano. Il discepolato di Gesù è un dono da vivere nella nostra quotidianità, per la nostra vita. Non è un semplice stato ma è il percorso che invita tutti alla conversione vera di cuore. La gratuità dell'agire di Dio non implica la nostra inattività ma la passività nel senso dell'accoglienza docile della voce dello Spirito. Con le beatitudini siamo invitati a riscoprire il dono della grazia del Battesimo che ci rende figli di Dio per viverlo in coerenza e sincerità.
«Abba Teodoro di Ferme – riporta un detto – interrogò abba Pambo: "Dimmi una parola!". Con molta fatica gli disse: "Teodoro, va', abbi misericordia di tutti, perché la misericordia trova fiducia presso Dio"».
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Recitato così l'intero salmo in due giorni, cioè la domenica e il lunedì, a Terza, Sesta e Nona del martedì si dicano tre salmi per volta, dal 119 al 127, complessivamente nove salmi; e questi si ripetano sempre uguali alle stesse Ore fino alla domenica, mantenendo invariata per tutti i giorni la disposizione degli inni, delle letture e dei versetti; e così la domenica si comincerà sempre dal salmo 118.
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