Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 08 aprile 2007

Lumen Cristi... Cristo, luce del mondo...

La Veglia pasquale è una proposta biblica molto articolata, una specie di rapido catecumenato, che ripercorre le principali tappe della storia della salvezza, partendo dal racconto della creazione e giungendo fino all'evento della Risurrezione: dall'Antico al Nuovo Testamento. Si vive nella fede l'itinerario della salvezza, secondo l'annunzio dei profeti; la speranza trova il suo compimento all'alba del primo giorno dopo il Sabato. Tante generazioni hanno atteso una soluzione di vita e di libertà, già profetizzata nella liberazione dall'Egitto. Dopo il triplice annunzio: "Lumen Christi, Cristo luce del mondo", i testi della Veglia, con il rinnovamento degli impegni battesimali, elaborano un riassunto della Storia sacra, fino al gioioso canto dell'Alleluia, in gratitudine nei confronti di Gesù. "È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte, e risorgendo ha ridato a noi la vita". Quel messaggio è ripetuto da S.Paolo, scrivendo ai Romani. Mediante il battesimo, si realizza una intima partecipazione alla morte e alla vita di Cristo risorto. (Veglia della notte)
"Anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù". La morte al peccato e la vita in Cristo sono elementi caratteristici della nostra crescita spirituale e morale, sotto l'azione dello Spirito Santo. La testimonianza della Chiesa primitiva è ricordata da Luca: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato". I discepoli non credettero subito alla parola delle donne che avevano sentito quell'affermazione di due angeli nelle vicinanze del sepolcro. La fede non è automatica; ma è una certezza che cresce con la preghiera e la riflessione; non equivale alla credulità, perché è dono di Dio. Pietro tuttavia si affretta verso il sepolcro e prende atto della veracità della risurrezione. La fede delle donne e di Pietro sta all'origine dell'identità battesimale dei credenti della Nuova Alleanza; da quel giorno innumerevoli credenti hanno testimoniato, spesso fino al dono della vita.


(Giorno di pasqua)

Questo è il giorno di Cristo Signore, alleluia

La principale domenica di tutto l'anno liturgico celebra un evento straordinario e decisivo nella Storia dell'umanità: la risurrezione di Gesù Cristo. "Questo è il giorno di Cristo Signore, alleluia".
I testi biblici indicati per la liturgia eucaristica del giorno costituiscono testimonianze certe sulla presenza del Risorto. Gli Atti degli Apostoli trasmettono la predicazione di Pietro che ricorda la testimonianza dei profeti: "Chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo Nome". Davvero la salvezza è stata attuata grazie al sacrificio del Signore. Ai Colossesi, Paolo indica una strada: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra". Il cambiamento di impostazione di vita è totale e definitivo. Ai cristiani di Corinto, l'apostolo canta: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato... Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità". L'invito è categorico: riflettendo sulla propria fragilità, il battezzato avverte l'urgenza della conversione, e ringrazia Dio per il dono della liberazione. Con l'antica sequenza "Victimae paschali laudes", si propone: Alla vittima pasquale s'immoli oggi il sacrificio di lode. L'agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. I brani del vangelo riferiscono l'avvenuto miracolo: il sepolcro è vuoto; Gesù è risorto. La buona notizia si trasmette rapidamente. La fede della Chiesa non si stanca mai di contemplare in adorazione l'attuazione del progetto di salvezza. Ogni battezzato è davvero un uomo nuovo, che partecipa al dono della risurrezione con una adesione libera e cosciente, con un impegno di vita nuova, nello Spirito santo. I numerosi testi biblici proclamati nella Veglia pasquale sono un riassunto delle principali tappe della Storia sacra, che è orientata verso la nascita del nuovo Popolo di Dio.

(Messa vespertina)

Nella messa vespertina, il testo del Vangelo è Luca 24,13-35: due pellegrini lasciano Gerusalemme, scoraggiati e delusi dal ricordo degli ultimi eventi. "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele". Gesù in persona, ma non identificabile, si accostò e camminava con loro; ma i pellegrini non lo riconobbero. Mediante il ricorso ai testi sacri, da Mosè e da tutti i profeti, Gesù spiegò ciò che lo riguardava; il contatto spirituale avviene; il loro cuore si commuove. Giunti nel villaggio di Emmaus, dove erano diretti, invitano questo viandante a cena; egli benedisse il pane, lo spezzò e lo diede loro, poi sparì. Allora lo riconobbero, e tornarono in fretta a Gerusalemme per comunicare il prodigio. L'identità di Gesù fu avvertita nello spezzare il pane: da quel giorno il gesto eucaristico (istituito il Giovedì Santo) è stato sempre il segno distintivo della comunità ecclesiale. In questo modo il Signore Risorto ha creato una comunità nuova, che partecipa al suo Corpo e al suo Sangue, cibo di vita eterna e bevanda di salvezza.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Se fai il tuo lavoro manuale nella cella e viene l'ora della preghiera, non dire: «Finirò i miei ramoscelli e il piccolo cesto e dopo mi alzerò», ma alzati subito e rendi a Dio il debito della preghiera; diversamente prenderai a poco a poco l'abitudine di trascurare la tua preghiera e il tuo Uffizio e la tua anima diventerà deserta di ogni opera spirituale e corporale. Poiché è dall'alba che si mostra la tua volontà.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI INFERMI

La cura degli infermi è da mettere prima di tutto e al di sopra di tutto, in modo che ad essi si serva davvero come a Cristo in persona, perché egli ha detto: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36); e ancora: «Quel che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Gli infermi, da parte loro, devono essere consapevoli che sono serviti in onore di Dio e non affliggere con eccessive pretese i fratelli che li assistono; tuttavia essi devono essere in ogni caso sopportati con pazienza, perché attraverso di loro si acquista una maggiore ricompensa. L'abate pertanto abbia la massima premura che i malati non siano trascurati in nessun modo.


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