preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La narrazione della vocazione di Mosè implica anche la rivelazione del nome di Dio: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". La curiosità provocata dal prodigio del roveto ardente spinge Mosè ad avvicinarsi; dal roveto, Dio chiama Mosé per due volte. Al patriarca, che manifesta disponibilità, il Signore rivela un progetto di liberazione, da comunicare al popolo. E in seguito, ad una domanda di Mosè, Dio dichiara il proprio nome: "Io sono colui che sono", e aggiunge: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi". In realtà, forse Mosè non avrà capito la frase "Io sono colui che sono", cioè sono colui che fa esistere, colui che ti è presente, colui che sarò, e come tale mi manifesterò. Informato sull'identità di Dio, Mosè accetta di annunziare la salvezza, trasmettendo le parole divine: "Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese, verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele". Si entra decisamente nella spiritualità pasquale: la liberazione profetica di Israele dall'Egitto è la prefigurazione della libertà offerta da Cristo attraverso i sacramenti. S.Paolo ricorda ai Corinzi il comportamento degli Israeliti nel deserto, le mormorazioni contro Mosè e contro il Signore; quei cristiani sono edotti sul divieto di mormorare. Inoltre si ricorda il miracolo dell'acqua uscita dalla roccia, "e quella roccia era il Cristo". L'interpretazione degli eventi è pienamente cristologica; si allude al battesimo. In questa domenica di Quaresima, la fede è formata con una riflessione sulla liberazione dall'Egitto e sull'acqua uscita da una roccia che accompagnava il popolo: questo testo è essenziale per formare i catecumeni, i futuri cristiani e rafforzare la fede pasquale dei battezzati. Con l'evangelista Luca si riflette invece sui segni dei tempi, con un tentativo di capire episodi violenti della storia di Israele, e questo prendendo spunto dalla parabola del fico sterile. Per i profeti, il fico era il simbolo dell'infedeltà di Israele, e dell'attesa dei frutti. Il Signore concede ancora un po'di tempo per fruttificare. La Quaresima è un tempo di grazia che Dio ci presenta per conformare la nostra fede all'evento pasquale.: non bisogna perdere tempo ! O, cone le parole bibliche: "Il tempo si è fatto breve"...
"Un fratello chiese ad abba Matoes: 'Che devo fare? La mia lingua mi è causa di afflizione: quando giungo in mezzo agli altri non riesco a trattenerla, ma in ogni loro buona azione trovo da giudicarli e accusarli. Che devo dunque fare?' L'anziano gli rispose: 'Fuggi nella solitudine. È debolezza infatti. Chi vive con dei fratelli, non deve essere spigoloso, ma sferico, per poter rotolare verso tutti'. E disse: 'Non per virtù vivo in solitudine, ma per debolezza; sono i forti infatti che vanno in mezzo agli uomini".
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Alle Ore diurne si inizi sempre con il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 69,2) e il Gloria; quindi l'inno di ciascuna Ora. A Prima della domenica si dicano quattro strofe del salmo 118; nelle altre Ore, cioè a Terza, Sesta e Nona, tre strofe per volta dello stesso salmo 118.
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