preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La liturgia odierna proclama la funzione dell'apostolo Pietro: roccia sulla quale Gesù ha edificato e costruisce sempre la Chiesa. "Sei Pietro (pietra, roccia); su questa roccia costruirò la mia Chiesa, e la potenza della morte non avrà il sopravvento su di essa". Pietro, attraverso i suoi successori, prosegue quella missione affidatagli fin dal suo primo incontro con Gesù. Anche se situata in tempo di Quaresima, la festa di oggi costituisce un invito ad esaminare il nostro modo di essere anche noi Chiesa, per rivedere il nostro rapporto con Cristo costruttore della comunità, la nostra fedeltà ai Pastori e la nostra collaborazione alla vita ecclesiale. L'affermazione profetica del Signore è espressa al futuro: "costruirò". La storia della Chiesa dimostra l'esistenza di tante circostanze nelle quali quella profezia è stata tradita da battezzati che hanno negletto l'obbligo di essere costruttori della Chiesa, corpo mistico del Signore. Ma l'assistenza dello Spirito Santo ha consolidato la fede e ha assicurato la continuità del valore infallibile del magistero di Pietro. "Ho pregato per te, che non venga meno la tua fede, e tu, quando ti sarai ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (antifona d'inizio). Pietro ricorda che i pastori devono essere modelli del gregge. Ma l'unione con lo stesso apostolo, che possiede "le chiavi del regno dei cieli", è certezza di un cammino sicuro nella ricerca di Dio. La fedeltà nei confronti della Chiesa implica la fedeltà nei riguardi dei pastori.
Camminare nel fuoco della preghiera. «Il padre Lot si recò dal padre Giuseppe a dirgli: "Padre, io faccio come posso la mia piccola liturgia, il mio piccolo digiuno, la preghiera, la meditazione, vivo nel raccoglimento, cerco di essere puro nei pensieri. Che cosa devo fare ancora?". Il vecchio, alzatosi, aprì le braccia verso il cielo e le sue dita divennero come dieci fiaccole. "Se vuoi - gli disse - diventa tutto di fuoco"».
L'UMILTÀ Il decimo gradino dell'umiltà si sale quando non si è facili e pronti al riso, perché sta scritto: «Lo stolto alza la voce mentre ride» (Sir 21,23). L'undicesimo gradino dell'umiltà si sale se il monaco, quando parla, lo fa pacatamente e senza ridere, con umiltà e gravità, usando poche e sensate parole e senza alzare la voce, come sta scritto: «Il saggio si riconosce per la sobrietà nel parlare».
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