Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 05 dicembre 2006

Dio si rivela ai piccoli con i doni dello Spirito Santo.

L'Avvento è il tempo liturgico che racchiude in sé ed esprime l'anelito dell'umanità per la venuta del Redentore e della sua salvezza. Il profeta Isaia ne preannuncia la nascita: "Un rampollo uscirà dal tronco di Iesse e un virgulto spunterà dalle sue radici. Riposerà sopra di lui lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di discernimento, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore". Sotto di Lui regneranno la giustizia e la pace. Questo "virgulto" il profeta ce lo presenterà più tardi nel capitolo 53 come "radice spuntata da arida terra"; il rampollo di Iesse come uno disprezzato dagli uomini, "conoscitore della sofferenza"; la giustizia e la pace Egli ce le acquisterà "addossandosi le nostre iniquità". Il Natale non ci può mai far dimenticare che il dono della Redenzione è di Colui che nasce in una stalla e muore su una croce. Nel brano evangelico gli Apostoli sono pieni di stupore per il potere sui demoni che hanno potuto esercitare; Gesù ne esulta e rende grazie al Padre per questo segno, che il Regno di Dio è ormai presente e operante. Esso è un evento visibile e trasformante, ma è percepito e posseduto solo a chi è rivelato, altrimenti esso rimanere "nascosto" e senza effetto. "Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". (Luca 10,2). L'autosufficienza dell'uomo non si crede bisognoso di salvezza e tanto meno può vedere nel bambino che nasce nella stalla di Betlemme e giace in un mangiatoia il Dio che ci salva. Il Natale svuotato del suo significato vero, spirituale si trasforma in una grande scarica per i rifiuti di enormi e inutili sprechi. Vieni "Signore nostro Dio con potenza grande a illuminare gli occhi dei tuoi servi".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Evagrio disse: "È grande cosa pregare senza distrarsi, più grande ancora salmodiare senza distrarsi".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SACERDOTI DEL MONASTERO

Se avesse la presunzione di comportarsi diversamente, venga ritenuto non sacerdote ma ribelle; e se, ripreso più volte, non si sarà corretto, si faccia intervenire come testimone anche il vescovo. Se poi neppure così si emenderà e anzi le sue colpe si faranno sempre più manifeste, sia cacciato dal monastero; solo nel caso però che sia tanto ostinato da rifiutare di sottomettersi e di obbedire alla Regola.


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