Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 06 aprile 2006

I doni di Cristo.

È interessante cercare di mettere insieme gli ammonimenti e le promesse che Cristo ci sta offrendo in questi giorni di immediata preparazione alla santa Pasqua: egli si è definito "Io sono", luce del mondo, acqua che rigenera, risurrezione e vita, verità che rende liberi. Sono le grandi affermazioni che ci sta proponendo come motivi di fede e di salvezza. Sono anche chiari preannunci della sua e nostra risurrezione. La prima sovrana libertà Gesù la conferma già in se stesso, nei suoi comportamenti: egli non tace e non si ritrae dinanzi alla minacce e alle assurdità dei suoi avversari. La verità va affermata e difesa; per le verità di Dio poi dobbiamo essere pronti anche a rischiare la vita. Egli non dubita di creare scompiglio nelle menti ottuse dei suoi avversari, privi di fede, quando afferma di esistere prima di Abramo e ancor più quando, riprendendo la parola con cui Dio si era manifestato a Mosè, dichiara di essere "Io sono", cioè uguale al Padre nella sua divinità. Come è vero che, senza la fede, tutto ciò che è divino e soprannaturale trascende ogni umana comprensione per cui tutto ci appare assurdo e ci colma solo di sbigottimento. Ecco perché Gesù è la luce del mondo, luce che irradia in profondità lo spirito dell'uomo, lo adorna del dono della fede e ne esalta e vivifica tutte le potenzialità elevandole alla serena accettazione di tutto ciò che Egli è e di tutto ciò che ci rivela. L'orgoglio, la presunzione di conoscere, di sapere, di comprendere anche l'incomprensibile alla mente umana, sono il nemico dichiarato della fede. È allora che l'errore attecchisce come gramigna nel cuore dell'uomo e lo rende sterile e schiavo. Quando poi i nostri occhi sono chiusi alla luce di Dio possiamo definirci tranquillamente già morti dentro. Gesù invece ci dichiara: "In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte". Egli parlava evidentemente della morte dello spirito e della vita dell'anima, che trascende la fine del nostro corpo votato alla corruzione. Il nostro compito primario rimane ancora quello di preparare il terreno al seme sempre buono e fecondo della parola di vita.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: «Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio». L'anziano gli disse: «Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SETTIMANARI DI CUCINA

Chi sta per uscire di settimana, il sabato faccia le pulizie; lavi i panni con cui i fratelli si asciugano le mani e i piedi; tanto poi chi finisce quanto chi inizia il turno lavi i piedi a tutti. Chi esce di settimana riconsegni puliti e in buono stato gli utensili del suo ufficio al cellerario, e questi a sua volta li consegni al fratello che entra in servizio, in modo da sapere quello che dà e quello che riceve. Un'ora prima della refezione i settimanari prendano, oltre la razione stabilita, un bicchiere di vino e un po' di pane per ciascuno, perché all'ora del pasto possano servire i fratelli senza lamentele e senza eccessiva fatica; nei giorni festivi però attendano sino alla fine della Messa.


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