Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 16 febbraio 2006

La figura di Pietro...

È molto bella la figura di Pietro, come ci appare dal brano del Vangelo di oggi. Egli, nello stesso brano, è destinatario di un elogio e di un rimprovero da parte di Gesù. A Cesarea di Filippo Gesù interroga i suoi discepoli sulla Sua figura; Pietro risponde con prontezza e facilità sorprendenti. È una bella dichiarazione, che egli proclama a nome di tutti i discepoli. È la fede pronunciata con le labbra e in modo sincero. Gesù chiede questa risposta immediata. È un punto di partenza, necessario, perché Gesù continui con il suo messaggio. Gesù si rende conto di ciò, lo sa perfettamente quando deve annunciare qualcosa di assolutamente incomprensibile. La fede che ha proclamato Pietro forse non sarà sufficiente - da qui il rimprovero - ma certo è garanzia che, comunque, il Suo messaggio non sarà perduto. Ci vorrà tutta una pedagogia perché questa fede sia poi garanzia di una missione che condurrà Pietro ed altri apostoli per tutto il mondo nel martirio. La fede di Pietro, per il momento, è ancora legata a degli schemi terreni; l'episodio successivo ne è la testimonianza. All'annuncio di Gesù della sua Passione, Pietro risponde in modo generoso ma denota ancora un attaccamento a schemi solo umani. Per questo è bella la figura di Pietro. In quello che frettolosamente potremo chiamare "l'ingenuità di Pietro", si apre la possibilità di leggere le parole di Gesù non come semplice preannunzio per gli apostoli ma Parole per la nostra fede e la nostra vita. In Esse vi è un invito a porre nella fede tutta la nostra vita, con le sue gioie e soprattutto nelle prove e nelle difficoltà.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).


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