Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 30 gennaio 2005

Beati i poveri in spirito!

Nei momenti decisivi della sua vita Gesù "sale", compie le sue significative ascensioni; prima sale verso Gerusalemme, poi verso il monte, che sarà il luogo del suo martirio. Oggi sale, come novello Mosè, su un monte, non meglio identificato, per dettare, non più leggi o precetti, ma una sequela di beatitudini. È la sintesi del suo Vangelo e contemporaneamente l'approdo finale a cui egli vuole condurre l'umanità redenta. Gli uomini, creati ad immagine e somiglianza di Dio, anelano naturalmente alla felicità, alla beatitudine. Proprio nel tentativo di appropriarsi di una felicità, ritenuta erroneamente migliore di quella che il buon Dio, aveva già loro garantito, sono incappati nel madornale errore del peccato. La redenzione di Cristo ci vuole ricondurre, accrescendola, a quel primitivo stato di beatitudine. La fonte della nuova gioia e della nostra rinascita è Cristo stesso e la via per conseguirla e ancora Lui, che ci si propone, non solo come redentore, ma anche come modello di ogni virtù. Sulla scia di queste fondamentali verità possiamo comprendere la portata delle beatitudini. Egli non ci carica ancora di precetti e di leggi, ma ci inonda il cuore di affascinanti verità. Comincia infatti con il proclamare beati i poveri in spirito, volendoci dire che dalla speranza riemergono i valori migliori e sacri della vita. Conosciamo tutti le prostrazioni originate in noi dal peccato e gli scoramenti che ne conseguono. La novità di Cristo ci sollecita a costruire un mondo nuovo, dove proprio gli ultimi o quelli ritenuti tali, saranno i primi ad entrare nel regno delle beatitudini. I poveri, gli afflitti, i miti, i misericordiosi sono i veri beati e vengono menzionati loro per primi nella lista stesa da Gesù. Appare chiaro che la beatitudine che Gesù ci offre è sostanzialmente diversa da quella che l'uomo cerca e propone: siamo beati se siamo capaci di immergere in Cristo e innestare alla sua la nostra storia, la nostra vita, anche e soprattutto quando le debolezze umane ci mortificano e le violenze esterne ci martirizzano. Quindi la beatitudine evangelica non trae la sua origine dal successo e dalle umane soddisfazioni, ma al contrario, dalla consapevolezza di vivere con Cristo una splendida missione di amore, di dono e di redenzione. Egli non ci ha privati del dolore, ma ci ha insegnato la via perché il dolore e ogni sofferenza, diventino, agli occhi di Dio e dei nostri fratelli, un'esperienza che salva e che redime, proprio come quella di Cristo. Possiamo concludere affermando che per leggere in modo sapiente le beatitudini, dobbiamo confrontarle con quelle vissute dai santi e dai martiri: loro hanno incarnato nella loro vita integralmente ed eroicamente il messaggio evangelico delle beatitudini. Siamo invitati ad imitarli.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Dio è raro: deve essere cercato a lungo affinché raramente ci sia data la grazia di incontrarlo.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE

Custodire pura la propria lingua da ogni discorso cattivo e sconveniente. Non amare di parlare molto. Non proferire parole leggere o che provocano il riso. Non amare il riso troppo frequente e smodato. Ascoltare volentieri le sante lettura. Dedicarsi con frequenza all'orazione. Confessare ogni giorno a Dio nella preghiera le proprie colpe passate con lacrime e gemiti. Delle stesse colpe fare penitenza ed emendarsi per l'avvenire.


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