Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 25 dicembre 2004

La notte Santa.

Si veglia questa sera per attendere l'evento. Nel calore delle case i pensieri degli uomini assumono una direzione unica: siamo tutti in viaggio verso una grotta, sentiamo dentro di noi un annuncio misterioso. Fra le migliaia di nascite che avvengono contemporaneamente nel mondo, c'è la nascita di un bimbo chi coinvolge il mondo intero. Nasce in una grotta, ma è il Re dell'universo, nasce povero, ma è il re del cielo. La grotta che l'accoglie sembra una tomba e la sua culla è una mangiatoia, ma Egli è il Signore del mondo. Il telegiornale ci ha parlato ancora di guerre e di disastri, ma egli è il Signore della pace. Lo annunciano presente nel mondo gli Angeli di Dio; annunziano la pace, cantano l'amore e la gloria del Signore. Accolgono l'invito umili pastori, loro, che sono assuefatti al belare degli agnelli, ben comprendono il vagito del Bambino: Egli si è umiliato nella carne. Siamo invitati anche noi ad entrare numerosi più che mai nelle nostre chiese, con la stessa umiltà di quei pastori. Ciò che è povero, ciò che è piccolo agli occhi della carne, diventa grande a quelli della fede. Anche noi gustiamo nel profondo la gioia di quella nascita nel tempo del Dio eterno: egli si è fatto come noi, per essere uno di noi. Vuole immergersi nella storia del mondo e di ognuno di noi. Egli viene a redimere la storia, a cancellare il peccato e ad infondere una nuova energia vitale, che ricrea l'uomo nella giustizia e nella santità. Il presepio più vero è quello che celebriamo sull'altare: quei frammenti di pane diventano il suo corpo per nutrirci del divino; quel poco vino diventa sangue di quel bimbo che vuole ancora bearci del suo amore.


E' Natale!
E' nato! Nasce oggi per noi. È vivo tra noi. Il Verbo si è fatto carne. Dio è diventato uomo, è il più piccolo di noi. L'ha accolto prima il seno verginale di Maria, ora un grotta e una mangiatoia. Vuole immergersi così nelle viscere della terra, nel nostro mondo. Chiede accoglienza e un po' di calore umano. Vuole scuoterci dal nostro torpore e dalle nostre assurde distrazioni. Viene ad operare un recupero totale della nostra umanità. Vuole distoglierci dalla antica e perenne tentazione di poter agire senza di Lui o contro di Lui. Egli sa che la vera miseria che ci opprime consiste nell'aver perso la nostra primitiva identità: non siamo più in grado di comprendere e vivere la nostra figliolanza e la nostra fraternità divina. Ci ritroviamo estranei e pellegrini senza meta. Mostrandoci nello specchio limpido della sua natura, il volto di Dio, egli vuole farci recuperare il primitivo nostro splendore. Questa è la luce vera del Natale, questa dobbiamo sorbire nella fede, in questo senso noi guardiamo le luci che brillano dovunque: vogliamo la luce vera che illumina ogni uomo, vogliamo la grazia che ci santifica e rende presente in noi la divinità. Il Natale vero avviene allora dentro di noi: è una nascita misteriosa ma reale, diventa orientamento per la vita, diventa amore alla vita, diventa gioia della verità e certezza di essere amati per essere poi a nostra volta capaci di amare. In quella nascita c'è un germe di vita nuova, c'è un monito da non disattendere, c'è una grande lezione di umiltà e di autentica grandezza. Sono le virtù più urgenti per tornare a Dio.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "quanto più gli atleti fanno progressi, tanto più è forte l'avversario che attacca".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN MONASTERO NESSUNO ARDISCA DIFENDERE UN ALTRO

Bisogna assolutamente evitare che nel monastero un monaco ardisca difendere un altro o quasi proteggerlo per qualsiasi motivo, anche se fossero uniti da un qualche vincolo di parentela. In nessun modo i monaci osino far questo, perché ne può nascere gravissima occasione di scandalo. Chi trasgredisce questa norma, sia punito molto severamente.


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