Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 24 dicembre 2004

Il cantico di Zaccaria.

Ieri la liturgia ci ha ricordato la nascita prodigiosa di Giovanni Battista ed in concomitanza la fine del mutismo del padre Zaccaria. Oggi siamo invitati a pregare con lui il suo splendido cantico di lode al Signore. Egli assume la veste del profeta che ha la gioia di poter vedere e costatare che tutte le realtà tanto a lungo sperate ed attese si stanno realizzando, "Come aveva promesso. Ha visitato e redento il suo popolo", così Zaccaria benedice il Signore Dio d' Israele. È motivo di lode al Signore la sua fedeltà nei nostri confronti, una fedeltà ad un patto di alleanza mai rispettato dal suo popolo, mai violato dal Signore. Egli "Si è ricordato della sua santa alleanza". Dinanzi all' infedeltà il Signore non usa la condanna, ma si esalta nella sua misericordia concedendoci la salvezza dal male e dai nemici. Loda poi il Signore per il dono ricevuto con il suo bambino e gli anticipa nel contempo la sua missione: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza". Ci preannuncia poi così con accenti poetici il Natale: "verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace".


O Emmanuele,
Dio-con-noi,
attesa dei popoli e loro liberatore:
vieni a salvarci
con la tua presenza.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse il padre Silvano: "guai a quel uomo, la cui fama è maggiore della sua opera".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE A UN FRATELLO VENGONO COMANDATE COSE IMPOSSIBILI

Se per caso a un fratello vengono comandate delle cose molto difficili o addirittura impossibili, egli accetti ugualmente l'ordine con tutta docilità e obbedienza. Se poi vede che il peso di quel carico impostogli è veramente al di sopra della sue forze, faccia presente al superiore i motivi della sua impossibilità, con pazienza e a tempo opportuno, senza arroganza o resistenza o opposizione. Ma se, anche dopo questa sua obiezione, il superiore rimane fermo nel comando, sappia il monaco che per lui è bene così e, per amore, confidando nell'aiuto di Dio, obbedisca.


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