preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La città di Dio diventerà tra breve la città del sepolcro del Signore e così decreta la propria distruzione sulle cui generi sorgerà la nuova chiesa di Cristo. Ciò che è vecchio deve necessariamente fare spazio al "nuovo". Cristo è la novità! I discepoli dovranno fuggire da quella città di morte per essere gli annunciatori del vangelo al mondo, loro dovranno proclamare la vita e la risurrezione. Anch'essi dovranno passare attraverso la grande tribolazione, come seguaci di Cristo saranno vittime di persecuzioni e di violenze. In questa prospettiva possiamo e dobbiamo comprendere la storia, che non è solo successioni di eventi decretati dagli uomini, ma la storia sacra, che ci fa intravedere gli arcani disegni divini. Il castigo, la distruzione non è mai fine a se stesso, come non lo è stato la croce: agli occhi provvidi di Dio servono per realizzare i suoi progetti e dire agli uomini le funeste conseguenze del male e del peccato ed additare l'approdo a cui tutta la storia è orientata. Noi come credenti dobbiamo imparare a leggere i segni dei tempi, a scrutarne i segreti almeno nella misura in cui ci occorrono per migliorare la nostra vita. La chiesa, destinata ad essere la vittima designata, potrà così essere "segno" vivente e continuo della risurrezione. I veri trionfatori sono infatti proprio i martiri: assimilati al Cristo della croce, hanno riportato vittoria e il loro sangue sparso in libagione è diventato il seme fecondo che ha fatto germogliare i frutti migliori nella chiesa santa di Dio. È un passaggio inevitabile, nostro dovere e far sì che nulla si perda della sofferenza umana. Dobbiamo ricapitolare tutto in Cristo, a Lui indirizzare tutta la nostra storia affinché entri a far parte della sua morte e della sua gloriosa risurrezione. Forse non siamo ancora capaci di celebrare insieme i sacrifici degli uomini con quello di Cristo e allora la storia, le storie degli uomini inevitabilmente restano nel nostro mondo ad appesantire l'esistenza, a gravare come macigni sul cuore della povera gente.
L'Abba Pastor disse: Non abitare in un posto dove ti accorgi che gli altri ti invidiano, perché là non potrai crescere.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Colui che deve essere ammesso prometta nell'oratorio alla presenza di tutti la sua stabilità, la conversione dei suoi costumi e l'obbedienza, davanti a Dio e ai suoi Santi, perché se un giorno dovesse agire diversamente, sappia che sarà condannato da Dio stesso del quale si prende gioco. Di questa sua promessa rediga una carta di professione a nome dei Santi di cui lì si conservano le reliquie e dell'abate presente. Tale carta di professione la scriva di sua mano lui stesso; oppure, se non sa scrivere, la scriva un altro a sua richiesta e il novizio vi apponga un segno; e poi di sua mano la deponga sull'altare. Dopo averla deposta, il novizio intoni subito questo versetto: «Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita: non deludermi nella mia speranza» (Sal 118,116). Tutta la comunità ripeta per tre volte il versetto, aggiungendovi il Gloria Patri. Allora il fratello novizio si prostri ai piedi di tutti, perché preghino per lui; e da quel momento sia ormai annoverato tra i membri della comunità.
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