preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La città di Dio, la celeste Gerusalemme, il luogo dove Dio aveva voluto fissare in modo speciale la sua dimora con il suo popolo prediletto, diventerà tra breve la città del sepolcro di Cristo. Così decreta di fatto la propria distruzione sulle cui generi sorgerà la nuova chiesa di Cristo. I discepoli dovranno fuggire da quella città di morte per essere gli annunciatori del vangelo al mondo, loro dovranno proclamare la vita e la risurrezione. In questa prospettiva possiamo e dobbiamo comprendere la storia, che non è solo successioni di eventi decretati dagli uomini, ma la storia sacra, che ci fa intravedere gli arcani disegni divini. Il castigo, la distruzione non è mai fine a se stesso, come non lo è stato la croce: agli occhi provvidi di Dio servono per realizzare i suoi progetti e dire agli uomini le funeste conseguenze del male e del peccato. Prima di vedere il crollo del tempio dovremmo guardarci dentro per verificare se già con i nostri comportamenti abbiamo cacciato Dio dal tempio della nostra anima. Quella è infatti la prima distruzione, la più funesta. Quello che segue è l'inevitabile conseguenza di quel primo interiore disastro. Noi come credenti dobbiamo imparare a leggere i segni dei tempi, a scrutarne i segreti almeno nella misura in cui ci occorrono per migliorare la nostra vita. Ricordiamo a tal proposito il pianto e il lamento su Cristo su quella città: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Ecco la definizione del grande peccato: non aver compreso il giorno del Signore, aver ignorato la via della pace messianica, non aver compreso il grande dono della "visita" del Signore. Sono i momenti di grazia che anche noi in modi diversi è dato di vivere e di godere. Guai a noi se non siamo accoglienti. Abbiamo purtroppo spesso la viva sensazione di aver davvero smarrita la via della pace nonostante le continue visite del Signore.
Uno degli anziani disse: Proprio come l'ape, dovunque vada, fa il miele, così il monaco, dovunque vada, se va a fare la volontà di Dio produce sempre la dolcezza delle opere buone.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Se egli promette di perseverare nella sua stabilità, dopo due mesi gli si legga di seguito questa Regola e gli si dica: «Ecco la legge sotto la quale tu vuoi militare: se puoi osservarla, entra; se non puoi, va' pure via liberamente». Se rimane fermo nella sua decisione, lo si riconduca nel suddetto locale del noviziato e di nuovo sia messa alla prova in tutto la sua pazienza. Passati sei mesi, gli si rilegga la Regola, affinché sappia che cosa abbraccia. E se ancora persevera, dopo altri quattro mesi gli si rilegga di nuovo la Regola.
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