Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 05 novembre 2004

L'amministratore fedele

Essere chiamato ad amministrare i beni altrui implica sempre un atto di fiducia da parte del padrone e di incondizionata onestà da parte dell'amministratore. Quando questi presupposti vengono a mancare da una parte o dall'atra diventa inevitabile la separazione. L'accusa classica che pende sul capo dell'amministratore infedele della parabola è di sperperare i beni. Egli persiste in questo "vizio" anche in vista del rendiconto finale prima dell'inevitabile licenziamento per la conclamata disonesta. La sua arma è l'astuzia che l'induce a fare i conti con il presente e soprattutto con il futuro. "So io che cosa fare - dice l'amministratore a se stesso - perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". È la sua scaltrezza sicuramente lodevole sul piano umano. C'è però per noi un insegnamento di ben altra portata. Anche noi siamo amministratori dei beni di Dio. Abbiamo ricevuto gratuitamente i nostri talenti che doverosamente dobbiamo far fruttificare. Dobbiamo renderne conto a Dio non solo nel giudizio finale, ma quotidianamente e indirettamente anche al nostro prossimo. La nostra scaltrezza è il dono della sapienza cristiana, è la virtù della fedeltà, è il nostro impegno ad usare tutto per la gloria di Dio, per il bene nostro e del nostro prossimo. Come figli della luce noi dobbiamo far sì che "risplenda la nostra luce davanti agli uomini, perché vedano le nostre opere buone e rendano gloria al nostro Padre che è nei cieli". Cristo si è proclamato luce del mondo e noi della sua stessa luce dobbiamo risplendere. San Paolo scrivendo agli Efesini ci ammonisce: "Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: Per questo non facciamo progressi, perché non conosciamo i nostri limiti e non abbiamo pazienza nel compiere l'opera che abbiamo intrapreso, ma vogliamo entrare in possesso della virtù senza alcuno sforzo.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA

Veramente la vita del monaco dovrebbe avere in ogni tempo un tenore quaresimale; tuttavia, dato che questa virtù è di pochi, raccomandiamo che almeno nel periodo di Quaresima ognuno si impegni a custodire la propria vita con la più grande purezza, e insieme a riparare in questi santi giorni le negligenze degli altri tempi dell'anno. Ora, tutto questo lo possiamo attuare in maniera degna se ci asteniamo da ogni peccato e ci dedichiamo alla preghiera con le lacrime, alla lectio divina, alla compunzione del cuore e all'astinenza.


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