Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 04 novembre 2004

La dramma perduta

C'è l'ennesima accusa contro Gesù da parte dei soliti scribi e farisei: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Secondo quegli ottusi criticoni ricevere i peccatori e, ancor più, mangiare con loro, costituirebbe una grave mancanza, una specie di contaminazione e di manifesta complicità. Evidentemente non avevano ascoltato o non avevano voluto ascoltare quanto Gesù andava ripetendo nelle strade della Palestina: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Desideroso comunque di illuminarli Gesù scandisce in successione tre brevi parabole circa la misericordia. Egli è insistente su tale argomento perché riguarda l'essenza stessa della sua missione. La prima immagine che Egli propone è quella quanto mai significativa del pastore buono che lascia al sicuro le novantanove pecore nell'ovile per mettersi alla ricerca di quella smarrita. Descrive poi la gioia del pastore per aver ritrovato la sua pecorella. E conclude: "Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione". Il tema dominante della parabola della dramma perduta e ritrovata è ancora la gioia e la festa della donna con le sua amiche. È il preludio di una festa ancora più grande che il Padre misericordioso organizza per il ritorno del Figlio. È infine la festa ultima dei risorti nella Pasqua celeste. Quella misericordia non ci può lasciare indifferenti: ci obbliga alla gratitudine e alla lode verso Dio, ma sospinge all'amore verso tutti gli altri con una preferenza per gli smarriti e i lontani. Per questo lo stesso Gesù quando ci ha insegnato a pregare ci fa dire: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori".


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse ancora l'Abba Macario: Se volendo rimproverare qualcuno sei indotto alla collera, soddisfi una tua passione; non perdere te stesso per salvare un altro.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO

In giorno di domenica tutti si dedichino alla lectio, eccetto chi è occupato nei vari servizi. Se poi un fratello è così svogliato e indolente che non voglia o non possa studiare o leggere, gli si dia qualcosa da fare, perché non rimanga in ozio. Ai fratelli infermi o di gracile costituzione si assegni un lavoro o un mestiere tale che non li faccia stare in ozio, ma allo stesso tempo non li opprima con l'eccessiva fatica costringendoli a rinunciarvi; la loro debolezza deve essere tenuta in considerazione dall'abate.


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