Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 30 ottobre 2004

Umiltà fine ultimo di ogni apostolato

L'ottobre missionario ormai volge al termine e la liturgia non poteva donarci una perla più preziosa di questa testimonianza di Paolo, in cui viene focalizzato lo spirito del vero missionario: l'amore per Cristo e per la Chiesa.
Paolo è talmente innamorato di Cristo e della sua missione, da gioire per le sue sofferenze perché queste lo rendono più simile a Cristo e costituiscono il suo vero vanto.
Inoltre la fierezza mostrata durante la prigionia è divenuta uno stimolo per la ripresa dell'attività missionaria. Questo brano ci pone un interrogativo: con quali sentimenti viviamo noi la missione a cui il Signore ci ha chiamati? Forse a volte assumiamo gli stessi atteggiamenti degli avversari di Paolo che predicavano con spirito di rivalità e con intenzioni non pure. Quando il nostro io infatti vuole primeggiare cibandosi dei successi, del plauso e dell'approvazione degli altri, anche perciò che riguarda piccoli servizi resi al prossimo, allora Cristo non vive più in noi e l'altro diventa un mezzo per costruire noi stessi a scapito di quanti servono con buoni sentimenti. Paolo ci insegna il segreto per vincere queste tentazioni: stare uniti a Cristo a favore della Chiesa, ritenere tutto come spazzatura di fronte alla gioia di avere Gesù come compagno di viaggio nella grande avventura della vita, fiduciosi nel suo continuo aiuto. Egli infatti, per il Battesimo e l'Eucarestia vive in noi e condivide tutte le nostre situazioni, anche la morte; perciò per Paolo la morte è un guadagno, perché gli permette di vivere in pienezza la vita di Cristo, che ora nella carne vive in maniera imperfetta. Nel contempo sente ancora necessaria la sua presenza nell'opera di evangelizzazione, quindi tutto ciò che l'Apostolo decide e desidera lo fa con lo sguardo rivolto a Cristo e alla Chiesa e non rivolto a se stesso.
Anche il Vangelo ci invita a ingaggiare in modo giusto la nostra lotta: non già per ottenere i primi posti ma gli ultimi, è questa la logica di Dio seguita da Cristo e da quanti ne hanno voluto ricalcare le orme. Non è una questione di buona educazione o di tattiche politiche far passar avanti gli altri, ma è una questione di vita o di morte; scegliere l'umiltà è scegliere Dio, è scegliere di entrare per la porta stretta della morte di Cristo per entrare nel banchetto della sua risurrezione. Solo l'umiltà ci porta a conoscere Dio, per cui come dice s. Ignazio di Loyola il fine ultimo di ogni apostolato è portare gli uomini all'umiltà. La liturgia di oggi ci invita dunque a capovolgere il nostro metro di valutazione onorando e amando i più poveri e facendoci noi stessi poveri, piccoli per sentirci chiamare "amici" da colui che si è fatto povero per noi. Dio ci ama così come siamo, cioè humus, terra per innalzarci alla sua gloria. E ciò che ha vissuto la Madonna che in questo mese abbiamo pregato in modo del tutto particolare con il Rosario, Maria ha conosciuto Dio grazie alla sua umiltà perché vuota di sé, ha posto in Dio tutta la sua speranza fino a divenire sua dimora. Affidiamo il nostro apostolato alla Madonna con questa splendida preghiera: "Ascolta, figlia,... il Re si è innamorato dello splendore della tua bellezza e si è degnato di preparare per sé nella sua terra una dimora purissima, ottienici quindi da Lui che versi in noi la straordinaria dolcezza del desiderio di Lui, così che restiamo dedicati al suo servizio in questa vita e dopo il nostro passaggio arriviamo senza confusione a colui che da te è nato" (Orazionario visigotico).


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba, quale azione è così buona che io possa compierla? Egli rispose: Le azioni sono tutte uguali. La scrittura dice: Abramo fu ospitale, e Dio era con lui. Elia amava la quietas, e Dio era con lui. Davide era umile, e Dio era con lui. Dunque ciò che vedi che la tua anima desidera in conformità a Dio, fallo, e abbi cura del tuo cuore. E Dio sarà con te.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO

1L'ozio è nemico dell'anima; per questo i fratelli in determinate ore devono dedicarsi al lavoro manuale e in altre ore alla lectio divina.Ed ecco come pensiamo di regolare il tempo dell'una e dell'altra occupazione. Da Pasqua fino all'inizio di ottobre, al mattino appena uscita da Prima, si occupino nei vari lavori necessari sin verso l'ora quarta; dall'ora quarta sin verso l'ora sesta si dedichino alla lectio. Dopo sesta, levatisi da mensa, si riposino nei loro letti nel massimo silenzio; se qualcuno vorrà leggere per conto suo, lo faccia pure ma in modo da non disturbare gli altri. E si celebri Nona un po' prima, a metà dell'ora ottava, e poi vadano di nuovo al lavoro assegnato fino a vespro.


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