Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 11 ottobre 2004

Ci donerà ogni cosa insieme con Lui...

Egli che non ha risparmiato il suo Figlio ci donerà ogni cosa insieme con lui. San Paolo ci ricorda che la giustificazione non viene dalla legge ma dalla fede. Per dirci questo fa riferimento ad Abramo. Ad Abramo Dio aveva promesso un figlio e quando, secondo i suoi schemi, il Signore tarda ad adempiere la promessa, si da una discendenza dalla sua schiava Agar. Il Signore però è fedele e gli dà un figlio proprio dalla vecchia moglie Sara.
Agar e Sara rappresentano la legge e la promessa; l'opera secondo la legge della natura e l'opera che scaturisce da una Parola di Dio accolta con fede. Agar ci ricorda l'antica alleanza del Sinai. Su questo monte Dio promette la sua fedeltà al popolo d'Israele il quale a sua volta promette di osservare la legge che Dio ha dato, e subito dopo si mostra infedele. Sara ci ricorda il Monte Sion, la città di Gerusalemme che "scende dal cielo pronta come una sposa adorna per il suo Sposo" per riportare a Dio i figli della nuova alleanza. Lei è nostra madre, da lei molti figli sono rigenerati a vita nuova in Cristo. La nostra salvezza sta nel credere alla promessa, nell'accogliere l'amore di Dio. La nostra adesione a Gesù Cristo è frutto della grazia e non di un desiderio o sforzo umano.
"I desideri della carne – dice san Paolo – sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero". Egli ci esorta a rimanere liberi a non lasciarci imporre di nuovo il giogo della schiavitù da uno spietato legalismo e dal desiderio di coartare Dio, di cercarlo, di servirlo per un nostro tornaconto.
Anche il Vangelo ci ricorda proprio questo, alle folle che si accalcavano, Gesù dice: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarò dato nessun segno fuorché il segno di Giona". Sempre siamo tentati di chiedere dei segni o che ci venga tolta una croce o che Dio in modo magico venga a soddisfare i nostri desideri immediati e infantili. In Gesù Cristo la rivelazione ha raggiunto la sua pienezza. E come Giona stette tre giorni nel pesce e poi ritornò sulla terra così Gesù Cristo dopo tre giorni è risorto dalla morte. E' questo il segno a cui siamo chiamati a guardare. In Lui il Padre ha manifestato il suo amore, amore che non si oppone, che non fa violenza, che davanti al rifiuto continua ad usare misericordia. Davanti a Gesù Cristo siamo chiamati a fare una scelta: o accogliamo o rifiutiamo. Se lo rifiutiamo quanti lo hanno accolto, rappresentati dalla regina di Saba, che si mise alla ricerca della sapienza e dai Niniviti, che si convertirono alla predicazione di Giona, saranno per noi un segno di accusa. Se lo accogliamo ci arriva la vita in pienezza. "Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con Lui?
La Vergine Maria che in questo mese ricordiamo con particolare devozione ci aiuti ad accogliere e ad amare Gesù Cristo con la fiducia che tutto sarà dato a coloro che cercano il Regno dei Cieli.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL LETTORE DI SETTIMANA

Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.


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